Fotografia: mio fratello Pantaleo
Nel primo periodo del mio cammino spirituale, tra le varie straordinarie esperienze che ebbi la gioia di provare, ci furono anche i viaggi astrali. Furono pochi ma tutti sorprendenti e molto belli.
* * *
Una volta accadde di mattina mentre ero ancora a letto. Mi stavo per alzare, quando vidi arrivare mio fratello Pantaleo, ormai defunto da tanti anni.
Mi salutò sorridendo e io risposi al suo saluto. Poi gli chiesi telepaticamente: “Mi aiuti ad uscire dal corpo?” E aggiunsi: “Non sono ancora capace da sola.” Ed Egli, porgendomi la mano, mi aiutò.
Vedendomi fuori dal corpo, che era lì sul letto, provai una grande gioia. Poi mi rivolsi a mio fratello e lo ringraziai. Mi venne spontaneo dirgli: “Andiamo a trovare nostra sorella Maria a Bitonto?” Lui fu contento della mia proposta, e, detto fatto, uscimmo di casa dal tetto; mano nella mano volavamo, e io mi divertivo a guardare il panorama sottostante. Pensavo a nostra sorella che fin da piccola soffriva di mal di testa continuo. Dissi a Pantaleo mentre guardavo sotto di noi il mare: “Sai cosa sto pensando? Vorrei tanto toglierle il mal di testa, e al ritorno passando di qui voglio buttarlo nel mare.”
Intanto arrivammo a Bitonto ma Maria non era in casa allora pensai che potesse essere al mercato e immediatamente ci trovammo lì.
Guardavo in mezzo a tanta gente e la vidi, così le andammo incontro. Mio fratello mi disse: “Dammi le mani e formiamo un cerchio intorno a Maria.” E così facemmo. Lei camminava per fare le sue spese, ma non ci vedeva. Mi divertiva questa cosa.
Eravamo invisibili. Ad un tratto sentii un dolore per tutta la mia persona, dalla testa ai piedi, però solo dalla parte destra. A questo punto pregai mio fratello di ritornare a casa perché non ce la facevo più. Al ritorno percorremmo la stessa strada, anzi lo stesso cielo, perché si volava, ancora il mare, paesi e poi casa. Quando tutto sparì mi alzai ed erano già le dieci e mezza passate.
All’inizio non ero tanto contenta di questo viaggio perché sentivo ancora quel dolore che mi era venuto a Bitonto al mercato. Lo sentivo per tutta la parte destra del corpo, compresa la testa. Ma fortunatamente dopo una decina di minuti sparì completamente.
Pensavo a quello che era successo con meraviglia e mi chiedevo: “Cosa significa tutto ciò?”
Scesi in soggiorno dove c’era mia figlia che studiava. Ero così emozionata che le raccontai immediatamente tutto, ma lei, dubbiosa, disse: “Mamma dì piuttosto che hai sognato se vuoi che ti creda. Lo sai bene che quello che mi dici è impossibile.”
Le risposi: “Tu hai ragione a dire così. Cosa credi? Anch’io non so dare una spiegazione, però io ti dico solo la verità.” Allora replicò: “Facciamo una cosa: ora tu telefoni alla zia Maria e io, ascoltando la telefonata, potrò crederti.” Io, sicura dei fatti miei, accettai la proposta e telefonai subito a mia sorella. Il telefono suonava libero ma non rispondeva nessuno. Istintivamente mi venne da dire: “Ho fatto prima io a tornare a casa da Bitonto a Cesano che non lei a casa sua dal mercato.”
Mia figlia rideva prendendomi in giro e mi disse: “E va bene, ho sentito lo squillo del telefono, riprova. Aspetta un po’ e poi richiama.” E così feci. Aspettai mezz’oretta e poi ritelefonai.
Debora stava vicino a me con l’orecchio teso alla cornetta, per sentire. Il telefono squillava ma non rispondeva nessuno. Aspettai facendolo squillare ancora. Finalmente rispose mia sorella con la voce affannata e mi disse: “Ho sentito lo squillo del telefono ma mi trovavo per le scale e così per fare presto le ho salite in fretta, ecco perché ho il fiatone.” Dopo di che io le chiesi: “Sei tornata adesso dal mercato?” E lei rispose: “No, sono tornata prima dal mercato, però avevo dimenticato di fare un’altra commissione e sono uscita un’altra volta.” Poi subito aggiunse: “Un momento, e tu come fai a sapere che ero al mercato?” Al momento mi impappinai ma presto trovai la risposta. “Sì… beh, l’ho immaginato.”
Non potevo immaginarlo perché è quarant’anni che manco dal mio paese, come facevo a sapere in quale giorno c’è il mercato? E poi io abitavo da una parte del paese e lei dall’altra, il paese è grande, il mercato non è uno solo. Comunque andò bene così. Dopo di ciò le chiesi: “E il mal di testa come va?” Mi rispose: “È sempre lì, anzi mi è venuto un altro male nuovo e cioè sento come un leggero formicolio dalla parte destra di tutto il corpo, anche alla testa. Non è un dolore forte ma è fastidioso.”
Io rabbrividii, ma subito mi ripresi e le consigliai di andare immediatamente dal medico per questo nuovo disturbo, “Tanto per sapere cos’è”, le dissi. Dopo ci salutammo e chiusi la telefonata. Mia figlia, che vicino a me era attenta ad ascoltare tutto, non fiatò. Disse solo: “Come possono avvenire tali cose?” Nei giorni seguenti, mia sorella Maria mi chiamò per dirmi che il dolore le era passato e che il dottore l’aveva tranquillizzata dicendo che probabilmente si era trattato solo di un malessere passeggero.
La mia interpretazione di questo fatto è la seguente. Io desideravo togliere il mal di testa a Maria, invece il viaggio aveva un altro fine che io non conoscevo e non potevo immaginare, cioè togliere a mia sorella quel nuovo fastidioso dolore, che forse, senza il nostro aiuto, poteva diventare cronico. Ecco il motivo per cui siamo andati da Maria: ho preso io quel suo nuovo malessere per poi farlo sparire nel nulla.