Nel mese di settembre del 1928, quando mio padre aveva soltanto ventinove anni e mia madre ventidue, si trovarono gravemente ammalati sia loro sia i quattro figlioletti. La notte del 16 settembre la casa era piena di parenti, perché il dottore aveva detto che mio padre stava per lasciare questa Terra. Invece, quella stessa notte ebbe una visione a seguito della quale avvenne un miracolo: guarì lui con tutta la famiglia.
Riporto, da uno scritto di mio padre, il racconto della visione:
“Quando i miei genitori erano convinti dell’inevitabile lutto che doveva colpirli gravemente, ecco che durante la notte del 16 settembre 1928, mentre la mia abitazione era piena di persone di famiglia e di conoscenti che con dolore assistevano agli ultimi rantoli della mia esistenza, tutti ben raccolti nel silenzio della preghiera alla sola luce di una lampada accesa dinanzi a Dio e alla Vergine Maria SS., secondo come avevo loro ordinato, si udì uno strano e forte rumore.
Io avevo ordinato di pregare incessantemente Dio Padre e la Vergine Maria SS. affinché fossi preservato dagli spiriti del male a me visibili sotto tante orribili forme. Intuivo che in quel momento era in corso un Giudizio Divino sulla mia vita.
Con piena fiducia imploravo aiuto da Dio e dalla Vergine SS., dagli Angeli, dai Santi e da tutto il Paradiso intero.
E in quello stato d’animo, volgendo gli occhi, vidi al mio capezzale il Crocifisso, lo distaccai e me lo strinsi forte fra le mani sul petto. Gli spiriti del male, nel vedere ciò si arrabbiavano e si allontanavano da me a debita distanza.
Io nel vedere ciò conobbi bene che l’unione e la preghiera a Dio era, com’è, l’arma più potente che mi poteva liberare da ogni male, specialmente in quegli ultimi istanti, perciò ai presenti avevo ordinato di pregare incessantemente, ordinando pure di passare nella stanza attigua per non essere distolto in quel decisivo momento da cui dipendeva tutta la mia eternità.
Ma essi, non volendo lasciarmi solo, conoscendo il grave pericolo dell’inevitabile lutto che stava per colpirli, tutti ben raccolti nel massimo silenzio mi assistevano in preghiera in quegli ultimi istanti.
Io pregavo incessantemente ed ecco vidi apparirmi una Luce abbagliante che illuminò tutto. Guardai e vidi alla mia destra seduta sulle nuvole ad altezza d’uomo la Vergine SS. del Carmelo in tutta la Sua Maestà, emanando Luce e di una bellezza indescrivibile. Era incoronata da undici stelle e ne mancava un’altra. E questa era un posto da occupare. Ella mi guardava con atteggiamento confortante di quel conforto che può e ci dà la Mamma nostra Celeste.
Guardai poi alla mia sinistra e vidi S. Michele Arcangelo, anch’Egli emanando Luce e di una bellezza incantevole che mi proteggeva dagli spiriti maligni.
Volsi gli occhi al cielo e vidi che il soffitto della mia stanza a poco a poco si apriva sin quando si vide il Firmamento stellato. Al di sopra di esso, vidi una Luce distinta e abbagliante che si avvicinava a me, piano piano, fermandosi ad una certa altezza.
A questo punto, mi sforzai a guardare per il troppo splendore e in esso vidi chiaramente e distinte le tre Persone della SS. Trinità: Padre, Figliuolo e Spirito Santo.
E fu in quel momento che per me si fece giudizio e mi fu dal Signore ridonata la vita e prorogata la mia esistenza. In quello stesso momento S. Michele Arcangelo si slanciò contro il più orribile e grosso serpente il quale cercava di strangolarmi e che irritato gli si avventò contro. Ma fu da S. Michele Arcangelo sconfitto ed io vidi e udii il mostro fra un cerchio di fuoco ruggire raucamente e precipitarsi nell’abisso mentre tutti gli altri fuggirono lontano, lontano da sperdersi nel buio.
E così da quel momento fui liberato per sempre da ogni male e non fui più tentato.
Tornai a contemplare la indimenticabile visione della SS. Trinità, della Vergine SS. e di S. Michele Arcangelo i Quali, con atteggiamento lieto e sorridente, scomparvero benedicendomi.
Ora il mio defunto padre che era al mio capezzale, il quale non mi aveva mai abbandonato neppure per un istante, volle darsi ragione dello strano rumore, e si accorse che da un quadro dell’Immagine della SS. Vergine del Carmelo che avevo sul cassettone a me dirimpetto, scendeva una grossa goccia d’acqua e mio fratello maggiore toccandola col dito confermò quello che mio padre aveva visto.
Molte altre gocciole caddero da un altro quadro dell’Immacolata Concezione tuttora esistente.
Io poi sedetti a letto e narrai a tutti la bella Visione e tutti piangevano non più di dolore ma di consolazione per la specialissima grazia ottenuta e vista ocularmente.
Mia moglie si alzò da letto dall’altra stanza e venne da me per domandarmi del mio stato di salute. Un mio bambino nato l’ottobre del 1923 di nome Pantaleo, la cui infermità lo aveva ridotto come un tronco e non gli permetteva di lasciare il letto, perché colpito da tifo, bronchite, polmonite e meningite che per quattro mesi gli avevano tolto la pronunzia, riebbe la favella.
Io il dì seguente all’ora di pranzo, all’insaputa dei miei genitori, mi alzai da solo da letto, mi vestii e andai nella stanza da pranzo e, tra la loro meraviglia, sedetti a tavola e mangiai con loro pasta e sugo al ragù e carne, senza recarmi alcun male.
Il giorno dopo nel pomeriggio uscii di casa e andai in paese, (Palombaio, mio paese natio), fra gli amici i quali con stupore mi circondarono per guardarmi e domandarmi.
Il terzo giorno mi sentii più forte, tanto che in compagnia di mio fratello mi recai in campagna ad un mio podere vicino, messo a vigneto, ove trovai e mangiai uva ben matura perché era il mese di settembre e anche questa non mi recò male.
E così dopo qualche giorno, io ristabilito da morte sicura e con me tutta la mia famiglia ci recammo in città a ringraziare la Vergine SS. del Carmelo che trovai nella Sua Chiesa a Bitonto”.
Le guarigioni
Da quel momento nacque nei miei genitori una grande devozione alla SS. Trinità e alla Vergine. Cominciò per loro un periodo mistico che durò alcuni anni nei quali si dedicarono alla preghiera e soprattutto ad aiutare gli ammalati. Avvennero sorprendenti guarigioni con la sola preghiera.
Tutto cominciò nel 1933, quando io avevo nove mesi. Il primo caso riguardò un amico di mio padre che faceva il custode del cimitero di Bitonto. Sua moglie aveva una grave malattia al seno destro ed era già stata da molti medici e in tanti ospedali ma non era guarita. L’amico soffriva moltissimo al pensiero di perdere la moglie. Mio padre, molto dispiaciuto per lui, un giorno si sentì ispirato a dire: “Posso venire a trovarla per vedere se posso far qualcosa io?” L’amico rimase perplesso, senza parole, e poi balbettò: “Ma tu sei un contadino, non un medico, come posso fidarmi?” “Visto che sei andato di qua e di là senza risultato, vorrei provare io. Sei d’accordo?” L’amico ci pensò un po’ e, considerato che non aveva altre possibilità di salvarla, disse: “E va bene, prova”. Mio padre allora raccomandò: “Però per il momento non dire niente a nessuno, me lo prometti?” “Sì” gli rispose l’amico. Così, quando tornò a casa, riferì tutto a mia madre e dopo una breve preghiera prepararono un unguento che già avevano usato per un problema alla gamba di mio fratello Pantaleo. Infatti, tempo prima, per un’iniezione venuta a suppurazione dovettero operare mio fratello alla coscia destra e per lunghissimo tempo i dottori non trovarono rimedio per arginare la ferita. Decisero di fare il raschiamento all’osso. I miei genitori fecero incessanti preghiere alla Vergine e Questa illuminò loro la mente facendo spargere sulla ferita questo unguento. Dopo tre medicature venne fuori col pus un pezzetto di gomma che era stato applicato dai dottori, e questo inavvedutamente s’era introdotto nella coscia. In men di dieci giorni mio fratello Pantaleo ebbe la totale guarigione e i miei genitori ringraziarono profondamente la Vergine benefattrice e miracolosa. Visto questo risultato, da allora preparavano spesso quell’unguento. Mi ricordo che mia mamma diceva: “Imparate anche voi a farlo, non è difficile” ma noi, io e mia sorella, non l’abbiamo mai imparato e me ne sono pentita. Mio padre andò con l’unguento a casa dell’amico e lo applicò per alcuni giorni all’ammalata finché, una volta, inaspettatamente, vide qualche cosa che spuntava dalla pelle e gli venne spontaneo prenderla e tirarla: con sorpresa venne fuori una specie di tubo di carne che si era formato nel seno. Disinfettò subito e medicò con l’unguento. Per tre giorni consecutivi andò dall’ammalata a fare le medicazioni e dopo alcuni giorni la donna guarì completamente. Immaginarsi la gioia dell’amico riconoscente. Sua moglie aveva messo nell’alcol, in un vasetto di vetro, questa specie di tubo per farlo vedere ai dottori e a coloro i quali raccontava il fatto.
Fu da allora che a casa nostra ci fu un via vai di gente ammalata in cerca di guarigione. I miei genitori si limitavano ad una preghiera e a chiedere a Dio: “Cosa possiamo fare?” Fuori dalla porta di casa c’era la fila, ciascuno ad aspettare il proprio turno. Prima di aprire la porta, il Signore diceva che cosa desiderava la persona che stava per entrare. Per esempio, il Signore disse a mia madre: “C’è una donna col figlio che desidera che nascano i capelli al bambino perché è calvo, quindi chiedete come li vuole. Poi friziona il cuoio capelluto con acqua del rubinetto facendo questa preghiera…” E dopo aprivano la porta, sapendo già chi era, di che cosa aveva bisogno e come fare. Mia madre aprì la porta e infatti c’era la donna con il bambino che raccontò di essere andata ovunque, speso tanti soldi per niente. I dottori avevano provato tante soluzioni ma niente, il risultato era zero.
Mia mamma le chiese: “Come vuole i capelli per il bambino?” La donna rispose: “Biondi, biondi e ricci”. Mia madre disse: “E va bene, sia così”. Fece quello che le era stato detto e le diede poi una boccetta di acqua del rubinetto benedetta e le disse di continuare per tre giorni a casa. Ritornò dopo pochi giorni per ringraziare poiché si vedeva già la peluria bionda e dopo poco tempo la testa fu piena di capelli biondi e ricci. Mia madre le disse di ringraziare Dio, ché loro non c’entravano perché solo il Signore era il Benefattore.
Anche il fratello minore di mia madre, Gaetano, andò a fare la fila dietro la porta di casa. Soffriva di dolori allo stomaco e, stanco di andare dai medici inutilmente, pensò di recarsi dai miei, e diceva da fuori alla porta: “Apri Teresa ti prego. Non ce la faccio più, soffro tanto.” Ma anche lui doveva aspettare il suo turno come gli altri. Come al solito chiesero a Dio cosa dovevano fare. Il Signore disse loro di fare dei massaggi e di recitare la preghiera che ordinò, e in poco tempo guarì anche lui.
Molte persone miracolate portavano, per disobbligarsi, pane, pasta, farina, olio, e anche vino, visto che i miei genitori non accettavano soldi. Una volta arrivò una grande teglia piena di patate e carne cotte al forno, ancora calde e pronte da mangiare. Mia madre ne fu davvero contenta visto che non aveva nemmeno il tempo di preparare il pranzo.
Mio padre dovette temporaneamente lasciare il lavoro per occuparsi a tempo pieno degli ammalati. La loro vita in quel periodo era basata sulla preghiera e sull’aiuto di Dio ai bisognosi.
Era spontaneo per i miei genitori comunicare direttamente con Dio. Tempo dopo, quando il periodo delle guarigioni cessò, e tutto tornò alla normalità, non avevano più comunicazioni frequenti e immediate con il Signore, ma soltanto saltuarie, quando per esempio domandavano qualcosa di importante o quando il Signore desiderava comunicare qualcosa a loro.
Devozione alla SS. Trinità
Apro ora una breve parentesi per accennare ad alcune iniziative di mio padre volte a promuovere la devozione alla SS. Trinità.
Prima di tutto, nel 1943, con il permesso del Vescovo, creò un nuovo Ordine religioso, il Terz’Ordine, con il fine di onorare la SS. Trinità e promuoverne il culto, con tanto di pagelline d’iscrizione per chi voleva aderire, con tutte le dovute formalità. Fece fare anche un distintivo (una spilla) da regalare a tutti gli iscritti, come pure uno scapolare. Nella professione di fede si legge: “Io sottoscritto…”, (scrivevano il proprio nome e cognome), “faccio la mia professione di fede e prometto alla SS. Trinità e alla gloriosa Immacolata Vergine Maria obbedienza e castità secondo il mio stato, in conformità alle prescrizioni degli statuti del Terz’Ordine che propongo con la Grazia Divina di osservare fedelmente fino alla morte.” Furono moltissime le persone che aderirono .
Sempre in quell’anno, a seguito di questa iniziativa, considerato che in chiesa mancava un’immagine della SS. Trinità, chiese e ottenne dal Vescovo il permesso di far dipingere un quadro che La raffigurasse. Commissionò quindi il lavoro ad un bravo pittore che abitava a Santo Spirito, il Professor Raimondi, e donò poi il quadro alla Chiesa di S. Egidio in Bitonto, la nostra chiesa di appartenenza. Il quadro nel mese di maggio, in occasione della festa della SS. Trinità, veniva collocato sulla parete al centro dell’altare maggiore. Ogni anno da allora mio padre faceva un’offerta al sacerdote per far fare tre giorni di funzioni religiose (triduo) in onore della SS. Trinità e la domenica successiva la Messa solenne. Sempre nello stesso anno, mio padre fece rilegare in un libretto una raccolta di preghiere alla SS. Trinità e alla Vergine SS., alcune delle quali erano composte e scritte dai miei genitori stessi, e chiese e ottenne l’approvazione ecclesiastica. Prima di farlo rilegare, infatti, portarono il libretto da Monsignor Andrea Taccone di Bitonto; egli approvò tutto, anche le preghiere composte di loro iniziativa. Era il giorno 6 settembre 1943.
Il libro dei miei genitori
Accadde un giorno che una Voce Mistica nel cuore chiese ai miei genitori raccolti in preghiera se volevano compiere una missione a pro di tutta l’Umanità. Fu in quel momento che mio padre comprese un particolare della visione del 16 settembre 1928: mia madre mi raccontò, infatti, che quella notte, oltre alle tre Persone della SS. Trinità, la Vergine e S. Michele Arcangelo, mio padre vide pure una grande stanza al cui centro c’era un lungo tavolo attorno al quale erano seduti molti uomini. Si accorse che c’era una sola sedia vuota. Le tre Persone Divine dall’alto parlavano tra di loro e fecero capire a mio padre che quella era la sedia che egli avrebbe occupato, era il suo posto, però non per quel momento, in quanto, dissero: “Hai avuto una proroga per svolgere una missione sulla Terra.” Inoltre, come raccontato, mio padre vide la Vergine SS. del Carmelo incoronata da undici stelle e ne mancava un’altra che era un posto da occupare. Anche questo particolare aveva lo stesso significato. I miei genitori acconsentirono alla missione e scrissero, infatti, La Buona Nuova dell’Eterno Dio Padre, un libro che spedirono alla Santa Sede per l’approvazione, visto che ai quei tempi era necessario il benestare della Chiesa. Non ebbero, però, alcuna risposta e pertanto non fu mai pubblicato. Per divulgare ciò che i miei genitori scrissero con tanto amore, ho riportato per intero la loro opera nel mio libro intitolato La Buona Nuova dell’Eterno Dio Padre, una Nuova Sacra Scrittura, All’Insegna del Sagittario, 2018 e nella pagina di questo sito dal titolo Il libro dei miei genitori.
Nel periodo in cui stavano scrivendo il loro libro, mio padre, quando era in campagna a lavorare, aveva alcune ispirazioni che prontamente comunicava a mia madre al ritorno a casa così che le potessero scrivere insieme sul libro. Mio padre, infatti, era arrivato alla terza elementare, mentre mia madre, aveva studiato per fare l’insegnante elementare quindi il suo aiuto era prezioso.
Ora riporto un brano dal libro dei miei genitori che racconta di quando accettarono la missione:
“Voce Mistica nel cuore
E con questo fermo proponimento stabilito in noi, con sorpresa e tra la nostra meraviglia, udimmo dal nostro cuore una Voce Mistica, chiara, distinta, potente e Sovrana, ricca di amore e premurosa bontà che gentilmente ci domandava mentre eravamo raccolti nella preghiera:
“Volete compiere sulla terra una Missione a pro di tutta l’Umanità?”
A questo punto, tanto la Voce che la domanda ci stupiva, perciò domandammo alla stessa Voce nel cuore: “E come noi possiamo fare ciò; giacché siamo ignoranti e peccatori?”
Essa ci rispose: “Di questo non vi preoccupate perché sarete per grazia di Dio ammaestrati e purificati secondo la SS. Volontà di Dio.”
A questa risposta ci sentimmo meravigliati, rianimati e capaci di fare tutto in virtù della Grazia di Dio.
Io domandai alla Voce: “Ma chi è mai che mi parla nel cuore con questo linguaggio così chiaro, potente e distinto?”. La Voce mi rispose: “Sono io per volere di Dio il tuo santo protettore S. Antonio da Padova”.
Ecco con tutta la forza dell’anima accettammo, dopo però aver esaminato accuratamente che la Voce nel nostro cuore non era l’effetto della nostra passione o della nostra poca istruzione, ma era veramente una Voce Misteriosa.
Ed essa chiara, distinta, potente e Sovrana si distingueva sotto tutti i punti di vista. Alle nostre passioni era contraria”.
Sono convinta che la mia anima prima di incarnarsi scelse i genitori giusti, nel senso che loro m’avrebbero aiutata a concludere il mio viaggio sulla Terra. Vissi la mia gioventù, infatti, in un ambiente molto spirituale. Mi ricordo che quando ero ancora piccola rivolgevo a mia madre una domanda semplice: “Cosa veniamo a fare sulla Terra? Io non trovo nessun significato, facciamo sempre le stesse cose, la pulizia della casa, cucinare, mangiare, dormire, uffa!”
Mia madre mi rispondeva: “Ognuno di noi ha una missione da compiere sulla Terra, anche se a te non sembra è così. Per intanto osserva i Comandamenti di Dio, e cerca di non sporcarti i piedi quando cammini; anche se nel mondo c’è tanta sporcizia, si può trovare un posto pulito.
Noi, io e papà, abbiamo avuto la fortuna di dedicare a Dio un po’ del nostro tempo. Siamo stati premiati perché abbiamo anche comunicato con Lui, e abbiamo avuto delle rivelazioni. Tu avrai un altro compito”. Quale? Le domandai. E lei disse: “Di sicuro lo saprai più avanti”. È stato vero. Ora lo so. Per me è condividere con gli altri le mie esperienze spirituali e gli insegnamenti dei maestri al fine di invogliare le persone a realizzarsi, ossia acquisire la piena consapevolezza della propria divinità.