Il 12 dicembre 2007, cioè cinque giorni dopo che mio marito Salvatore, dopo una lunga malattia, andò via dalla Terra, quando io e mia figlia Debora eravamo ancora molto scosse e sofferenti, alle 11, 30 di sera, sentii la sua presenza e compresi che mi voleva parlare.
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Presi così carta e penna, mi misi in ascolto ed egli mi disse:
“Cara Anna, ti sono vicino. Ti sono vicino perché ti amo non solo come marito ma pure come tuo fratello maggiore.
In questa vita ho capito tante cose in più. Io vorrei trascorrere un po’ di tempo con te e Debora non solo per ringraziarvi di tutto ciò che ho capito stando con voi ma pure per rimanere ancora un po’ insieme. Ho riflettuto sulla triste vicenda vissuta per onorare la mia anima.
Mi trovo adesso davanti a Dio. Egli mi ha dato la vita.
La sofferenza che ho patito mi ha liberato dal mio orgoglio e mi ha spinto in alto. Tu sai quanto è meraviglioso il Signore Iddio con le anime.
Tu sai quanto è meraviglioso trovarsi al Suo cospetto; mi sono trovato a goderne la Magnificenza insieme a tutti i Suoi devoti.
Mi rendo conto che quando ero sulla Terra non capivo tutto questo Sublime e stupendo miracolo. Mi sentivo triste e solo anche se ero tanto amato da voi. Ma credetemi, l’Amore di Dio è insuperabile.
Sono felicissimo e conto su di voi, so che un giorno lo scoprirete anche voi. Non necessariamente nel venire qui, anche prima.
Mi auguro che tutta l’Umanità sia un giorno o l’altro testimone di ciò di cui sto parlando. Vi auguro tanta serenità e tanto Amore Divino, adesso e nei giorni a venire. Sono arrivato solo da poco e per questo non so altro. So solo che sono amato. So solo che sono stato adottato, come si suol dire, da tutti. Mi amano. Mi confortano.
I miei parenti ed amici mi sono vicini. Siamo molto felici. Dunque care mie, fatemi felice anche voi, stando serene. Sono padre, amico e fratello vostro e di tutti quelli che piangono sulla Terra. Vorrei tanto che capiste la mia felicità con Dio. Vostro per sempre Salvatore”.
12 dicembre 2007 ore 11 e 30 di sera
È bastata questa comunicazione a farmi sentire in pace. Quando Debora la sera arrivò dal lavoro, le dissi che c’era una sorpresa. Le diedi in mano il foglio e cominciò a leggere. Non credeva alle sue orecchie, ai suoi occhi. Leggeva e piangeva. Mi chiedeva se fosse lui veramente. Le dissi di continuare a leggere e lo fece. E il suo pianto si tramutò in pianto di gioia.