Il mio cammino spirituale: la meditazione e la ricerca di Dio

da | 12 Gennaio 2024 | Esperienze spirituali, Meditazione, Scoprire il Divino Sé, Storie della mia vita

La vita spirituale mi ha datto tutto ciò che desideravo. Ho constatato che è l’unica cosa che conferisce la Felicità vera. Quando si ama Dio intensamente, si è completi, non manca nulla. Il nostro corpo diventa il tempio di Dio e non si teme più nemmeno la morte

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Come accennato nella pagina Mi presento, dopo trenta e più anni di lavoro, quando avevo poco più di sessant’anni ed ero ormai in pensione, cominciai a provare una costante insoddisfazione. Sentivo come se mi mancasse qualcosa di molto importante però non sapevo spiegarmi cosa: mi dicevo che avevo fatto tutto quello che la vita impone: un lavoro soddisfacente, un matrimonio felice e una brava figlia. Che altro potevo desiderare?

Qualche tempo dopo, alcune circostanze della vita mi portarono alla risposta. Capitò che mi venne il tunnel carpale alla mano destra e il medico curante mi disse che potevo fare alcune cure come la ionoforesi e gli ultrasuoni, ma che, in ogni caso, era da operare. Senonché un giorno, all’istituto dove andavo per curarmi, conobbi una donna che, nonostante l’intervento, non aveva risolto il problema e continuava a fare gli stessi trattamenti; vidi io stessa le cicatrici sulle mani. Pertanto decisi di non farmi operare e di trovare una soluzione alternativa. Avevo anche altri problemi di salute come il colesterolo alto e dolori articolari, per non parlare poi del mal di schiena persistente. Avevo spesso anche mal di occhi: era come se qualcuno mi tirasse le pupille e nessun oculista sapeva dire il perché. Cambiavo oculista e anche occhiali ma soffrivo sempre tanto. Non potevo nemmeno leggere un libro. Per i dolori articolari, il medico curante mi consigliò la terapia del dolore, metodo molto doloroso che probabilmente non andava bene per me, difatti non fu efficace. Consisteva in iniezioni di analgesico dolorosissime; si partiva da dietro le orecchie fino ad arrivare alla schiena. Mi ricordo che il dottore diceva di stare ferma perché se si fosse rotto l’ago sarebbero stati guai per me.

La pranoterapia

Quindi, non trovando rimedio alcuno nella medicina ufficiale, pensai di provare con la pranoterapia. Mi informai e decisi di rivolgermi ad un centro di Milano dove lavoravano diversi pranoterapeuti. Così, il 7 gennaio 1993, previo appuntamento, mi presentai lì con la documentazione medica e fui affidata ad uno di loro. Dopo venti sedute stavo già molto meglio. La terapia è semplice: il pranoterapeuta mi faceva distendere su un lettino e mi diceva di stare rilassata senza pensare a niente, mentre egli passava le mani da capo a piedi a cinque centimetri dal mio corpo, senza nemmeno sfiorarmi. Mi ricordo che mi chiese: “Cosa sente signora?” Risposi: “Sento una forza che entra dalla testa e va giù fino ai piedi”. Gli spiegai: “Questa forza fa fatica a passare dalle ginocchia”. Egli rispose: “Devo insistere per sbloccare le energie stagnanti; è questo blocco che porta dolore, perciò devo insistere”. E alla fine ci riuscì. Allora l’energia, il prana, poteva liberamente scorrere dalla testa ai piedi e viceversa. Il pranoterapeuta mi disse: “Signora, mi raccomando, per completare la mia opera, lei deve per un po’ di tempo, continuare a casa ciò che fa in questo studio. Si metta distesa sul letto e preghi il Signore di guarirla. E in quelle preghiere ferventi, lei andrà a star bene, cioè guarirà”. Dopo venti sedute, ci fermammo per un periodo durante il quale, a casa, continuavo il rilassamento e la preghiera, e poi tornai da lui per altre venti sedute, terminate le quali guarii completamente.
Continuai comunque il rilassamento e la preghiera a casa anche dopo la guarigione. Diveniva sempre più piacevole e avevo imparato a pregare con più fervore. Con la forza della volontà riuscivo ad allontanare tutti i pensieri inutili e con altro sforzo riuscivo a mantenere la concentrazione. Con quelle ferventi preghiere, mi sentivo attratta da una forza invisibile.

Scopro la meditazione

Fu così che involontariamente raggiunsi uno stato interiore simile a quello della meditazione, pratica della quale io a quei tempi non avevo neanche sentito parlare. Stavo imparando a meditare, senza nemmeno saperlo. Mi sentivo piena di energia e molto felice.

Prime letture ed esperienze spirituali

Torniamo ora un momento indietro, a quando ho iniziato la pranoterapia. In una delle prime sedute, accadde una cosa insolita: percepivo in alto vicino al soffitto, tre presenze. Con molta esitazione, lo accennai al pranoterapeuta e lui, come nulla fosse, mi domandò: “Quante sono le presenze?” Io gli risposi: “Sono tre”. “Allora possono essere: il mio spirito guida, il suo spirito guida e l’altra può essere uno dei suoi genitori o un parente”. Vedendo la mia faccia sorpresa mi disse: “E non si preoccupi, non è pazzia questa, perché queste esperienze sono per tutti ma non da tutti.” Nei giorni a seguire, il pranoterapeuta, che era interessato alla spiritualità, mi consigliò di leggere alcuni libri tra cui Il prodigio del pensiero positivo di Amadeus Voldben[1]. In quest’opera lessi il racconto del furto del cavolfiore, che trovai così profondo e spirituale che mi dissi: “Se il racconto è così bello figuriamoci il libro da cui è stato tratto”, cioè l’Autobiografia di uno Yogi di Paramahansa Yogananda[2]. E così decisi di cercarlo in biblioteca.
Poi acquistai altri libri di spiritualità, come ad esempio Il Protettore Invisibile, sempre di Amadeus Voldben[3]; comprai inoltre i due volumi del grande Maestro Aurobindo, intitolati La Vita Divina[4] e molti altri ancora. Tanti li presi in prestito in biblioteca. Sempre su consiglio del pranoterapeuta acquistai Mani di Luce, Come curarsi e curare tramite il campo energetico umano di Barbara Ann Brennan[5]. Lessi poi alcune biografie di santi e mistici cristiani e orientali e cominciai ad avvicinarmi anche ai testi sacri indù.

Cerco di mettere in pratica gli insegnamenti di Paramahansa Yogananda

Ancora prima di leggere queste opere, una volta, durante il rilassamento e la preghiera che ormai era mia abitudine costante, accadde una cosa sorprendente: ebbi una visione. Vidi il firmamento stellato e al centro una luce argentea che si spostava da destra a sinistra e viceversa. A un certo punto si arrestò illuminando il viso di un uomo a me sconosciuto. Aprii gli occhi sbalordita: non era un sogno perché ero sveglia! E inoltre, chi era quell’uomo? La domanda rimase senza risposta per qualche tempo. Fino a quando, prima di partire per le vacanze, mi recai con Debora in biblioteca a cercare l’Autobiografia di uno Yogi. Guardavamo negli scaffali quando mia figlia mi disse: “Mamma l’ho trovato!” e lo appoggiò sul tavolo. Rimasi sbalordita nel vedere la fotografia dell’autore del libro sulla copertina. Debora osservò la mia espressione e mi disse scherzando: “Hai visto un fantasma?”. Le risposi: “Vedi questa foto? È un uomo che ho già visto… in visione.” Mi rispose: “L’hai sognato?” “No, no, l’ho visto, con la sola differenza che nella visione aveva i capelli corti e invece qui sulla copertina del libro ha i capelli lunghi.” Portai il libro con me in vacanza al mare e lo lessi tutto di un fiato perché lo trovai molto interessante. Me lo portavo in spiaggia e decisi che una volta tornata a casa avrei cercato anche un altro libro di Yogananda, intitolato L’Eterna Ricerca dell’Uomo[6]. E così feci.

Mi innamorai così tanto delle cose stupende che spiegavano entrambi i libri che si accese in me un desiderio:

quello di mettermi alla ricerca di Dio.

Pertanto scrissi alla Casa Madre della Self-Realization Fellowship[7] fondata da Yogananda a Los Angeles per farmi mandare altri libri del Maestro e soprattutto per chiedere come imparare a meditare. Desideravo imparare la meditazione profonda, di cui parla Yogananda nei suoi libri, in cui il respiro rallenta e quasi si ferma e si raggiunge un diverso stato di coscienza.

Yogananda scrive:

“Grazie alla concentrazione profonda l’uomo può essere capace di “morire”, vale a dire, se riuscirà a far riposare coscientemente ogni giorno l’intero sistema nervoso volontario e involontario tutto il suo corpo fisico funzionerà con grande vitalità.
Eviterà il decadimento prematuro del corpo a cui si è soggetti.
Per involontario si intende i nervi del cuore, polmoni e altri organi vitali.
Nella profonda meditazione si calma il cuore e questo impedisce alle sensazioni di turbare la mente.
Continuando poi a regolare il respiro il corpo rimane in uno stato di animazione sospesa, esteriormente morto ma interiormente sveglio.
L’anima sebbene assente dal corpo fisico è inebriata dalla Gioia di Dio ed è spiritualmente viva.
L’estasi divina non è uno stato di catalessi in cui si perde la consapevolezza sia del mondo esteriore sia del mondo interiore causata da una malattia, ma l’estasi divina è provocata dalla suprema ebbrezza dell’Amore Divino”.

Con sollecitudine mi risposero in italiano, e mi invitarono anche, se volevo, a iscrivermi gratuitamente; così mi mandarono delle lezioni per iscritto in una lettera riassuntiva con le tecniche da imparare. Ne fui molto felice. Con tanto impegno e fermo proponimento, imparai la prima tecnica del Kriya Yoga[8]. Dopo mi spedirono una seconda tecnica e riuscii a imparare anche questa. Se incontravo qualche difficoltà, chiedevo aiuto a Yogananda ed Egli stesso mi aiutava. Difatti, in uno dei Suoi libri trovai scritto che anche quando non fosse stato più sulla Terra e un discepolo avesse chiesto il Suo aiuto, Egli lo avrebbe aiutato. Imparai anche la terza ed ultima tecnica. Sono tutte basate sul respiro.

In un libro di Yogananda lessi: “Quando il devoto è pronto, il Maestro appare”. Ora sapevo che Egli era il mio Maestro. Infatti, come detto, Lo vidi in visione.

Da quando diventai allieva di Paramahansa Yogananda aumentò la mia intuizione, e questo Egli lo spiega dicendo che si apre l’occhio interiore.
Yogananda afferma che il Maestro, nel suo lavoro, getta per primo nel cuore dell’allievo il seme della virtù, della saggezza e della fede. Ecco in questo è come il Creatore, spiega. Dopo aver gettato il seme di queste virtù, il Maestro ha cura che crescano e incoraggia l’allievo alle buone abitudini, spiega ancora Yogananda. Poi non è finita, perché si assume l’incarico di verificare che l’allievo non faccia passi falsi. Inoltre dirime tutti i dubbi che l’allievo può avere. Perché il Maestro ha percorso lo stesso cammino e sa benissimo come insegnare ai suoi allievi.

Mi buttai a capofitto nello studio, mi impegnai con tutto l’entusiasmo a imparare la meditazione profonda e con il Suo aiuto ci riuscii in poco tempo. Sentivo veramente la Sua presenza e di questo Lo ringrazio di cuore. Addirittura una volta, in meditazione, mi vedevo uscire dalla mia camera da letto e, nell’aprire la porta, vidi un pezzo di tunica ocra e i piedi coi sandali; Egli era sospeso in alto con i piedi poco distanti dalla mia testa e scendeva giù lentamente. Un’altra volta mi vidi a tavola con mio marito e mia figlia e Yogananda era seduto con noi a mangiare: parlava e gesticolava molto. Un’altra volta ancora mi vidi io stessa nel mio letto a dormire. Io ero spirito e guardavo il mio corpo sotto le coperte; il letto non si trovava in camera mia ma in uno spazio vuoto. E vidi poi una mano che mi toccò la testa dalla parte destra. Dal movimento delle dita sembrò che accese, diciamo così, un interruttore. Rimasi a guardare e meravigliata dicevo: “Guarda, sono io che dormo”, poi svanì la visione e aprendo gli occhi pensai subito che quella mano fosse del mio Maestro.
Sentivo anche la Sua voce che mi consigliava per riuscire nella meditazione profonda, ed io mi abbandonavo interamente a Lui. Seguivo alla lettera ciò che mi diceva, perché ormai ero ansiosissima di arrivare presto ed avere la massima pace interiore. Lo consideravo, oltre al mio Maestro, anche un padre spirituale che mi portava alla Conoscenza di Dio. Chi meglio di lui poteva fare questo?

A quei tempi Yogananda mi dava consigli non solo spirituali ma su tutto e, per darvene un’idea, ne racconto uno. Un giorno mia figlia Debora e io eravamo in giro con la macchina per fare le nostre spese e, al ritorno, non mi ricordo per che cosa, lei accostò la macchina al marciapiede e scendemmo. Quando tornammo all’auto, io non mi accorsi che non era accostata bene al gradino e, non so come fu, caddi di peso in ginocchio davanti alla portiera. Restai lì sulle mie ginocchia, inchiodata. Mi sentii svenire dal dolore. Venne mia figlia e cercò di sollevarmi. Feci segno di aspettare perché non riuscivo neanche a parlare, immaginiamo ad alzarmi. Dopo un bel po’, piano piano, con l’aiuto suo, riuscii ad alzarmi e così ritornammo a casa. Però facevo fatica a camminare. Pertanto lei mi propose di andare subito dalla guardia medica. Era sera tardi ma accettai ugualmente visto che il dolore era sempre forte. Mio marito Salvatore e Debora erano già fuori di casa e mi aspettavano in macchina e io, anche se con fatica, stavo per raggiungerli. Se non che mi trovai ad alzare lo sguardo involontariamente sull’immagine di Yogananda che ho in soggiorno. All’istante sentii la Sua voce internamente che mi chiese: “Dove vai?” “Dalla guardia medica”, gli risposi, “per le ginocchia”. E Lui replicò: “Non andare”. “Ma perché non devo andare? Non posso mica stare così!” Lui mi rispose: “Lascia che vadano loro”. In quell’attimo stesso raggiunsi la porta e dissi a mia figlia: “Andate voi che io non vengo”. Lei stentava a crederci e disse: “Ma perché hai cambiato idea? Ti è passato il dolore?” “No”, le risposi, “andate voi e riferite la cosa, non perdere tempo. Andate, presto. Dopo ti spiegherò”. E così andarono. Erano in sala d’aspetto, quando uscì la dottoressa dal suo studio e chiese “In che cosa posso servirvi? Avete bisogno?” Debora rispose di sì e raccontò l’accaduto. E la dottoressa disse: “Ha fatto bene a non venire lei, uno sforzo in meno. E poi non c’è bisogno di medicine ma deve solo mettere il ghiaccio sulle ginocchia e non fare sforzi a camminare. Mettete dei cubetti di ghiaccio sulle ginocchia ponendoli in due asciugamani. Deve tenerli ciascuno su un ginocchio per parecchie ore. Quando il ghiaccio si scioglie ne mette ancora, lo metta anche quando va a letto e lo tiene possibilmente fino al mattino, vedrete che il dolore sparirà e senza nessuna conseguenza”.
Io ho una borsa per mettere dentro i cubetti e l’adoperai per un ginocchio e per l’altro misi altri cubetti nell’asciugamano. Stetti attenta fino al mattino e il dolore sparì completamente e per sempre. Ecco che dopo riferii a loro il perché non andai. E ringraziai Yogananda che mi risparmiò il dolore che avrei sofferto se fossi andata anch’io.

Tornando al discorso della meditazione, Yogananda dice:

“Anche Gesù ci insegnò a cercare Dio in solitudine: “Ma tu quando vuoi pregare, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo in segreto e il Padre tuo che vede nel segreto esaudirà” (Matteo 6,6).
La camera è il silenzio interiore della meditazione, la porta sono le preoccupazioni e i pensieri che affollano la nostra mente e il segreto è dentro di noi.”

La meditazione diventa molto importante per me

Per me la meditazione è stata la via più equilibrata per avvicinarmi a Dio.
Andare in chiesa la domenica mattina era bello, ma con la meditazione, specialmente quella profonda, si prova l’Estasi. Non c’è altra gioia più grande di questa. Il corpo e la mente non disturbano perché quasi non esistono. Certo che riuscire a sentire la gioia della Presenza di Dio non è facile, ma io mi sono prefissa questa grande impresa e con il mio grande amore verso di Lui ci sono riuscita. Lo ammetto. Il più grande Amore è il Suo. E per questo mi sono abbandonata a Lui interamente. Ho fatto bene a non arrendermi mai e sono felice, molto felice. La tristezza è sparita, anche la paura della morte non esiste.

Quando avevo appena finito di imparare le tecniche del Kriya Yoga, una volta in meditazione ebbi la seguente visione. Ad un tratto, ad occhi chiusi, vidi il firmamento brulicare di stelle che si accendevano e si spegnevano. Al centro vidi una Luce che si avvicinava.
Nell’avvicinarsi diventava sempre più grande. Questa Luce non accecava. Poi si fermò a distanza da me però roteava da destra a sinistra e da sinistra a destra. Dopo un po’ riprese ad avvicinarsi e diventò molto grande. E nel momento in cui arrivò a me era diventata grandissima e mi avvolse tutta. E in quella Luce persi coscienza di me stessa.

Per tutta la durata dell’esperienza della Luce, mi sentivo come se fossi dentro questa Luce Divina e provavo una Beatitudine immensa. Difatti la Luce mi sfiorò e poi mi avvolse tutta, penetrando la mente e la vita stessa. Quando tutto sparì piansi di gioia e quella gioia mi rimase dentro per molto tempo. Da allora ogni confusione scomparve e anche il mio piccolo ‘io’ iniziò a sparire.
E io cominciavo a sentire il rifiuto di discorsi futili tanto da allontanarmi anche dalle amicizie di prima. Questo cambiamento profondo capivo che doveva essere per sempre. Mi sentivo anche più calma, diversa e felice. In una sola parola mi sentivo un’altra.

Si dice che Dio è irraggiungibile; sì, certo che non è facile e immediato raggiungerLo, ma con fermo proponimento e perseveranza il risultato arriva.
“Ti troverò”, dissi una sera “costi quel che costi. Io non dormo questa notte se non vieni. Sono qui, e Ti aspetto.” Poi Gli dissi anche: “Non vedi che piango, non ti dispiace? Vieni; la mia anima Ti cerca.” Ero decisa. Dovevo trovarLo attraverso il mio proprio sforzo. Ero convinta di volere solo Lui.

Adesso ho capito che non importa quanti errori facciamo, ma se decidiamo di troncare tutto per cercarLo, per amarLo, Egli è sempre pronto a darci il benvenuto. Anche se siamo stati i più grandi peccatori del mondo Egli è pronto a perdonarci.
Con l’ascolto della S. Messa e la Comunione Sacramentale, sono arrivata all’età di sessantuno anni senza sentire la Sua presenza interiore. La religione, è vero, è un balsamo per tutti; ma non mi ha fatto sentire di essere Uno con Dio. E non mi venivano le lacrime agli occhi pensando a Lui
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Senza il mio Maestro Yogananda non avrei mai potuto conoscere Dio come Lo conosco e amo adesso. Fu seguendo i Suoi insegnamenti di Saggezza che potei riuscire ad essere in sintonia con Dio, stringendo così con Lui una vera amicizia.

Quando diventai esperta nella meditazione profonda, non sentivo più la presenza di Yogananda e neanche la Sua guida. Egli dice in un Suo libro che il Maestro è come una barca, si passa da una sponda all’altra ma poi si deve scendere dalla barca e scarpinare da soli. Siamo riconoscenti alla barca, la possiamo perfino ringraziare, ma non la portiamo con noi. E io non finirò mai di ringraziarLo. Non è necessario che sia un Maestro vivente sulla Terra. Se è già passato al di là può aiutarci anche meglio perchè Lo si sente sempre vicino e sarà il nostro consigliere durante il cammino.

Yogananda afferma nei Suoi libri:

“Sforzatevi di imprimervi nella vostra mente e coscienza l’importanza di cercare Dio. Ricordate quando cercate di migliorarvi spiritualmente voi avanzate verso il Suo Regno e quando non tentate, siete fermi o scivolate indietro, rinunciate alla gioia pura dello Spirito. Non importa quanto siamo lontano da Lui, attraverso la devozione noi possiamo ancora raggiungerLo. La vostra ricerca deve essere continua. Non potete far accorrere con un gridolino; il vostro richiamo deve essere incessante. Quando il vostro desiderio sarà per Lui solo, Egli verrà”.

E così è stato. Yogananda non si è sbagliato. E se ce l’ho fatta io possono senz’altro farlo tutti indistintamente.

Meditare per me diventò come il pane quotidiano, non poteva mancare.
Mi innamorai così tanto di Dio da pensare sempre a Lui. Tutto il resto non aveva più valore per me. Egli appagava l’anima e il mio cuore perciò era diventato il mio più grande Amore. Mi ricordo che una sera pregando con fervore Gli dissi: “Signore voglio vivere solo per Te! Perciò voglio morire alla vita materiale e rinascere alla vita spirituale!”. La risposta fu celere. Infatti, la mattina seguente, precisamente il 7 febbraio 1994, durante la meditazione, ebbi la seguente visione: ero a passeggio con mio marito sul ponte della Ghisolfa a Milano, sotto il quale passa la Ferrovia Nord, quando mi accorsi che proprio dov’eravamo noi c’erano dei pali alla cui sommità si trovavano dei tabelloni sui quali scorrevano le pubblicità funerarie. C’erano delle parole fisse: “Stamattina c’è il funerale di …”, mentre il nome del defunto si formava sillaba per sillaba. Sorpresa e incuriosita, osservai con più attenzione e notai che i caratteri avevano già formato il mio nome. Sbalordita, aspettai che si formasse anche il cognome. E con mio stupore si formò anche quello. Quindi la frase completa era: “Stamattina c’è il funerale di Anna Gravinese alle ore 7”. Allora mi girai di scatto verso mio marito e gli dissi: “Guarda… che sbadata! Stamattina presto c’era il mio funerale e io non mi sono ricordata mica!” Lo guardavo interrogativa ma in quell’attimo sparì tutto. Aprii gli occhi e dissi a me stessa: “Guarda come Dio risponde subito alle preghiere che si fanno.” Ricordai il desiderio che espressi la sera prima di vivere solo per Lui e di staccarmi dalle cose frivole per realizzare il mio proposito.

Da allora in avanti ebbi numerose altre stupende esperienze spirituali. Dato che diventavano sempre di più, decisi ad un certo punto di cominciare a scriverle. Inizialmente lo facevo solo per me, per non dimenticare, poi piano piano mi venne l’idea di farne un libro. Cominciai ad annotarle su dei quaderni che conservo ancora da quei tempi. Poi scrissi a una casa editrice per avere informazioni e inviai i quaderni. Ma rifiutarono di leggerli e mi dissero di scrivere al computer perché così sarebbe stato più facile per loro. Da allora è cominciata la mia avventura. Scrissi un libro e poi un altro e un altro ancora. In totale ne ho pubblicati cinque e ora mi cimento in questo blog. Il mio tempo libero lo dedico a scrivere. Il mio scopo principale è quello di incoraggiare gli altri a iniziare il lavoro che ognuno di noi ha per compito, cioè quello di scoprire il nostro Dio interiore. Se lo facciamo, non ci reincarniamo più su questa Terra. Sì, perché si rompono le catene che ci tengono legati alla ruota delle rinascite e morti. Non siete ancora stanchi di venire sempre qui a soffrire?

Noi siamo Scintille della Grande Energia che è Dio; ecco il lavoro da fare: sviluppare quella piccola scintilla di Luce originaria e farla diventare una fiamma piena, come dice Sai Baba.
Abbiamo constatato che dare importanza solo al lavoro allo scopo di accumulare denaro e beni, credendo così di poter essere soddisfatti e felici, non porta ad alcun risultato. Alla fine vediamo che la vita è stata scialba. Il risultato di tutto questo lavoro qual è? Nessuno, si invecchia senza aver concluso niente, e cosa rimane? Resta solo la stanchezza di aver fatto tanto lavoro per nulla. Se la vita fosse solo questo, sarebbe un po’ troppo misera. Però, volendo, si può cambiare e dare un vero significato alla nostra esistenza. Già durante la gioventù si può cominciare ad occuparsi della propria anima, e dopo aver soddisfatto la vita materiale, a maggior ragione si possono vivere entrambe le vite con pari impegno, la spirituale e la materiale. Una persona, quando si dà alla vita spirituale, automaticamente diventa altruista e amerà il prossimo come se stessa, come disse Gesù. E molti difetti cominceranno a sparire. Perché l’Amore è Dio Stesso. Se si ama Dio, si amano anche gli altri. E l’Amore di Dio è un’altra cosa rispetto all’amore umano. Quando si ama Dio intensamente, non si desidera più niente, il nostro corpo diventa il tempio di Dio e non si teme più nemmeno la morte.
Anch’io, come tutti, ero presa dal lavoro e da tutti gli impegni che comporta la vita, e non pensavo alla mia anima, ma dopo decisi di cambiare rotta e di incamminarmi nella Via Maestra alla ricerca di Dio. E questo sì che mi ha dato gioia vera. La vita spirituale mi ha dato tutto. Mi ha appagato. Ho constatato che è così, essa conferisce la Felicità che supera di gran lunga la piccole gioie materiali che sono passeggere. Non so se mi spiego bene, se riesco a farmi capire. Ma questa è la verità.
Per me è stata la meditazione il sistema di ricerca che ho praticato. Ma ciascuno può trovare la disciplina più adatta a sé per cercare Dio. Dio si fa trovare da tutti, basta cercarLo con sincerità, Amore puro e devozione.

[1] Edizioni Mediterranee

[2] Astrolabio – Ubaldini Editore

[3] Edizioni Mediterranee

[4] Edizioni Mediterranee

[5] Longanesi & C.

[6] Astrolabio – Ubaldini Editore

[7] La Self-Realization Fellowship è un’organizzazione religiosa internazionale fondata da Yogananda nel 1920 con lo scopo di diffondere gli insegnamenti del Kriya Yoga. (Per il significato di Kriya Yoga si veda la nota seguente).

[8] Si spiega cos’è il Kriya Yoga nel libro Autobiografia di uno Yogi di Paramahansa Yogananda, al capitolo XXVI intitolato “La Scienza del Kriya Yoga”, pag. 225. Si legge: “Il Kriya Yoga è un metodo semplice, psicofisico mediante il quale il sangue umano viene purificato dell’anidride carbonica e risaturato di ossigeno. Gli atomi di questo ossigeno in sovrappiù si tramutano in correnti di vita per ringiovanire il cervello e i centri spinali. Fermando l’accumularsi del sangue venoso, lo yoghi può diminuire o interrompere il logorio dei tessuti; uno yoghi molto progredito tramuta le sue cellule in pura energia. Elia, Gesù, Kabir, e altri profeti antichi furono maestri nell’usare il Kriya o una tecnica simile, mediante la quale riuscivano a smaterializzare i loro corpi a volontà.”

Parlo di me

Ciò che ho sperimentato e compreso è talmente bello e importante che non posso tenerlo solo per me. Per questo ho deciso di condividere le mie esperienze spirituali. E se anche soltanto una persona, leggendo il blog o i miei libri, decidesse di intraprendere un cammino di ricerca interiore arrivando a provare la mia stessa infinita Gioia, avrò raggiunto l’obiettivo. La vita spirituale mi ha dato tutto, mi ha appagato completamente. Quando si ama intensamente Dio, non si desidera nient’altro e non si teme più nemmeno la morte. Il Padre, puro Amore, è la Grande Energia che permea l’Universo e noi non siamo altro che sue Scintille. Acquisirne la consapevolezza ci fa sentire completi e in armonia con il creato. Nel mio cammino, ho scelto la meditazione profonda perchè la considero una via diretta, ma ciascuno è libero di intraprendere la strada che gli è più consona.

Anna Gravinese

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