Il ragno e i guardiani: ostacoli e dubbi

da | 5 Gennaio 2022 | Esperienze spirituali

Foto di OpenClipart-Vectors da Pixabay

Il giorno 27 gennaio del 1994, nei primissimi tempi della mia ricerca spirituale, quando ancora conoscevo poco o niente, in meditazione, mi vidi io stessa in cucina a casa mia. Ero seduta vicino al tavolo.
Mi accorsi poi che c’era un grosso ragno che camminava sul tavolo e veniva dritto verso di me. Aveva sei zampe lunghe ed era così grosso che mi mise tanta paura da non potermi muovere. Avrei potuto alzarmi e scappare ma non lo feci. Mi sentivo come ipnotizzata dalla paura stessa. Rimasi lì e lo guardavo sul tavolo, mancava pochissimo e mi avrebbe punto. Sapevo che era molto velenoso. Ma per fortuna in quell’istante che poteva pungermi cadde tramortito da un lato.
Respirai di sollievo a vederlo morto e in quel preciso momento aprii gli occhi ancora con la paura addosso. Mi dicevo quindi: “Anche questo è andato, non può più nuocermi.
Intuii che rappresentava qualche ostacolo che avevo superato.

Sempre in quel periodo feci un sogno molto strano.
Io e una mia amica, entrambe molto giovani, avevamo deciso di andare a ballare in un locale a Milano.
Camminavamo lungo una strada molto larga che terminava in una piazza. Suonammo il campanello di quello che pensavamo fosse il locale e venne ad aprirci un uomo che ci condusse in una specie di sala d’aspetto. Nell’entrare eravamo sorprese nel constatare di non trovarci in un locale, bensì in un posto dall’atmosfera di angoscia. Perciò la prima cosa da fare era scappare. Eravamo spaventate.
C’era tanta gente indaffarata in giro, come in un paese. Un grande paese. L’uomo che aprì la porta ci disse di sederci e aspettare perché “chiamano loro”. Infatti in seguito fu chiamata la mia amica. Io invece rimasi lì da sola ad aspettare.
Passato che fu tanto tempo, mi sentivo agitata perché non sapevo niente della mia amica. Allora uscii da quella sala semibuia per cercare notizie di lei. Guardando dalla parte sinistra del “paese”, mi accorsi che, in lontananza, c’era una ragazza vestita elegantemente con un abito dell’Ottocento lungo. Aveva un’espressione di paura, infatti subito dopo fu aggredita da un’altra ragazza del posto. Io vidi la scena. Lei si dibatteva, si difendeva, ma l’altra ebbe il sopravvento. Poi vidi arrivare un’altra giovane donna che si avvicinò alla ragazza in difficoltà, non per aiutarla però, ma per costringerla a non muoversi, poi ne arrivò un’altra che le prese le mani e la buttò a terra. Poi tutte e due la spogliarono e la trascinarono via. Io rimasi disgustata. Quando la portarono via il mio sguardo si posò su di un’altra scena raccapricciante.
Avevano brutalmente aggredito un’altra persona. Addirittura l’avevano mutilata. Non aveva né più gambe, né braccia e in più l’avevano lasciata lì per terra in un angolo.
Questo tronco nudo, girato su di un fianco verso il muro di cinta, con la testa attaccata, era vivo. Mi resi conto che vegetava.
A quella vista ovviamente mi sentii venir meno e compresi che tutte le persone che entravano in quel posto, una alla volta, erano destinate a fare quella fine.
Girandomi vidi che a ogni angolo era seduto un guardiano. E la cosa si fece complicata per me. Perché uno di loro si accorse che io ero al corrente di quel che avveniva in quel posto e che volevo andarmene.
Avevo tanta paura. Quando lui mi guardò, io abbassai lo sguardo per far capire che non mi ero accorta di niente in modo che mi lasciasse libera di andarmene.
E così mi avviai verso una porta per uscire. Ma lì c’era un altro guardiano seduto.
Entrai in un’altra stanza semibuia ove c’era un’altra uscita ma il guardiano mi fece segno di no. “Vai più avanti”, mi fece capire.
E così andai in un’altra stanza più avanti. Tutte le stanze erano semibuie e con uscite chiuse.
Quindi avevo molta paura di non poter più uscire, anche perché vidi un altro guardiano davanti a un’altra porta che mi osservava.
Guardai la porta e mi accorsi che era chiusa con un chiavistello; feci quindi un sospiro di sollievo pensando che fosse facile aprirlo ma non fu così. Quando tirai il ferretto e presi la maniglia per aprire mi accorsi che la porta era inchiodata.
Il guardiano mi guardava, stavolta in piedi a fianco a me, con un’aria soddisfatta.
A questo punto capii il tranello; infatti stava arrivando il capo dei guardiani. Mi misi a gridare per chiamare aiuto ma nessuno poteva aiutarmi perché facevano tutti parte di quell’infernale posto.
Allora chiamai i miei genitori gridando: “Papà, mamma, aiuto!” Ma vidi che era tutto inutile anche perché il capo guardiano era già arrivato a me.
In un baleno mi venne un’idea. Ma in quel momento sentii le sue mani addosso, sul collo. Spaventatissima chiamai: “Dio, Dio mio, aiutami!” E in quel preciso istante mi svegliai. Ringraziai Dio di avermi liberata da quell’incubo e dopo un po’ mi riaddormentai.

Ma sfortunatamente ripresi lo stesso sogno di prima. Questa volta però eravamo già uscite da quel posto orribile; io e la mia amica ci stavamo raccontando l’avventura.
Le chiesi: “Come mai sei andata via e non sei più tornata? Cosa ti hanno fatto?”
Rispose che l’avevano portata in una stanza ove c’era una tavola apparecchiata per tante persone.
Raccontò: “Mi hanno detto: “Tu non puoi, perché manca un cioccolatino.” E io, estraendo subito dalla tasca un cioccolatino, ho detto: “Ecco, ne ho uno io”, e lo misi in tavola. Allora ci fu un’altra scusa: “Ah…non puoi; perché manca il pepe”, e io, pronta, ho estratto di tasca il pepe e ho detto: “Eccolo”. Visto che non c’erano più scuse mi hanno fatta uscire.”
Io invece raccontai il disgusto per le scene viste e anche la paura dei guardiani come pure la fatica per uscire.
Nel frattempo arrivò un mio parente con un’automobile. Era venuto apposta per portarci a casa
.
Mi ricordo che mentre mettevo un piede in macchina per salire, guardavo con sgomento quel portone in quella piazza di Milano.
Sembrava un portone come un altro. Ma dentro… c’erano le più orribili atrocità.
Pensai di non salire in macchina, difatti sono rimasta per un momento con un piede dentro e l’altro fuori perché volevo avvisare la gente di non entrare mai in quel posto.
Ma mi dissi: “Come posso farlo? Loro non sanno e mi possono deridere e non credermi. Ma allo stesso tempo mi dispiace che saranno ingannati.”
E rammaricata di non poter dir niente a nessuno, salii in macchina e andammo via.
Dopo mi svegliai. Ma non mi riaddormentai più perché era già tardi e mi alzai.
Per tutto il giorno rimasi scossa per quel sogno e feci di tutto per dimenticarlo.

Lo interpretai così: la vita è un sogno, la Terra è la sua ambientazione e i guardiani sono i nostri dubbi, i nostri convincimenti sbagliati e le nostre tendenze negative che, se non allontanati, ci distolgono dai nostri obiettivi e creano attorno a noi un mondo da incubo. Essi provocano paura. I dubbi sono pericolosi. Si avventano verso di noi come bestie feroci. Ci dicono: “È da stupidi pensare che la vita possa soddisfare tutti i nostri desideri e che alla fine possiamo godere della Beatitudine di Dio. Raggiungere Dio sarà anche stupendo, ma chi ci assicura di riuscirci?”
Io penso che è la parte distruttiva di noi stessi che vuole prevalere e tenta di mettere fine alle nostre aspirazioni. Nel sogno si fece vedere come capo guardiano.
Ma io non mi lasciai intimorire, anzi presi forza chiedendo aiuto a Dio ed Egli ci aiuta sempre.
Continuai così il mio cammino spirituale, accompagnato ancora, spesse volte, da meravigliose esperienze.

Parlo di me

Ciò che ho sperimentato e compreso è talmente bello e importante che non posso tenerlo solo per me. Per questo ho deciso di condividere le mie esperienze spirituali. E se anche soltanto una persona, leggendo il blog o i miei libri, decidesse di intraprendere un cammino di ricerca interiore arrivando a provare la mia stessa infinita Gioia, avrò raggiunto l’obiettivo. La vita spirituale mi ha dato tutto, mi ha appagato completamente. Quando si ama intensamente Dio, non si desidera nient’altro e non si teme più nemmeno la morte. Il Padre, puro Amore, è la Grande Energia che permea l’Universo e noi non siamo altro che sue Scintille. Acquisirne la consapevolezza ci fa sentire completi e in armonia con il creato. Nel mio cammino, ho scelto la meditazione profonda perchè la considero una via diretta, ma ciascuno è libero di intraprendere la strada che gli è più consona.

Anna Gravinese

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