Foto di Jill Wellington da Pixabay
* * *
Tutti noi, di vita in vita, abbiamo l’opportunità di migliorarci fino a liberarci dal ciclo delle rinascite e morti
* * *
La reincarnazione è, come dice Yogananda: “il viaggio dell’anima verso la perfezione”.
Tutti, tramite le chances di migliorarci durante le nostre esistenze, arriviamo a realizzarci. Sta a noi impegnarci a questo scopo per giungervi prima.
Molti Padri della Chiesa primitiva credevano nella reincarnazione. Poi il Concilio di Costantinopoli, nel 553 d.C., dichiarò eretico chi credeva in questa teoria.
Origene di Alessandria, uno dei più importanti Padri della Chiesa, (185-254 d.C.), sosteneva la teoria della preesistenza delle anime, secondo la quale le anime esistono già prima della nascita e vengono unite al corpo in quell’occasione. Nel Contra Celsum (1, XXXII), egli chiede: “Non è razionale che le anime debbano essere introdotte in corpi secondo i loro meriti e azioni precedenti…?”
Origene è una figura molto significativa per la Chiesa. È ritenuto uno tra i più importanti teologi cristiani dei primi secoli, ma l’idea della preesistenza dell’anima insieme ad altre che qui per brevità non esponiamo, vennero ritenute eretiche e furono condannate in un sinodo del 543 d.C. convocato e presieduto dall’imperatore Giustiniano, con dieci anatemi. Giustiniano contro Origene disse: «Contro chiunque dichiari o pensi che l’anima umana preesistesse, … e sia pertanto divenuta anima, precipitando per castigo nel corpo, anatema sia». Ciò nonostante, l’influenza di Origene continuò nei secoli.
La maggior parte della popolazione della Terra crede nella reincarnazione. La teoria è accettata da molti filosofi, poeti, intellettuali, mistici, anche dell’Occidente, ed è un concetto importante per gli induisti e per i buddhisti.
Mohandas K. Gandhi affermò:
“Credendo come io credo nella teoria della reincarnazione vivo nella speranza che, se non in questa mia nascita, in qualche altra nascita sarò capace di abbracciare tutta l’Umanità in un amichevole abbraccio.”
Kahlil Gibran scrisse:
“Sappi, dunque che dal gran silenzio ritornerò…
Non dimenticare che a te verrò di nuovo…
Un breve momento, un po’ di riposo sul vento
e un’altra donna mi porterà in grembo”.
Anche Gesù nel Vangelo in molte occasioni accenna alla reincarnazione; per esempio nel caso di Elia reincarnato in Giovanni Battista: “E se volete accettare, è lui quell’Elia che deve venire. Chi ha orecchi da intendere intenda” (Matteo 11, 14 – 15).
È assurdo pensare ad una sola vita. Nessuno vede un delinquente diventare angioletto alla fine della sua esistenza, è come dire che un bambino possa di colpo diventare un avvocato senza prima frequentare le scuole elementari, le medie, le superiori e l’Università. L’anima, una volta raggiunta la perfezione, non ha più bisogno di incarnarsi sulla Terra.
Pure nell’Apocalisse si allude al concetto di reincarnazione o meglio alla fine del ciclo delle rinascite. Nell’Apocalisse 3, 12, infatti, leggiamo: “Il vincitore lo porrò come una colonna nel tempio del Mio Dio e non ne uscirà mai più”. Ci si riferisce con quest’espressione a chi finalmente si è realizzato e non ha più bisogno di venire sulla Terra. Anche nella Bhagavad Gita si dice: “Chi raggiunge quella dimora non ritornerà più”.