(Fotografia: io e mio marito da giovani)
Il karma è il risultato delle azioni nel corso della vita. Può essere buono o meno buono e influisce sulle vite a seguire. Non è una punizione di Dio ma è una legge, è il destino che le persone si creano in una vita per l’altra. Io, per esempio, ho sofferto insieme a mio marito per chissà quale errore commesso in una vita passata.
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Ogni azione buona o cattiva diventa karma. La parola karma letteralmente significa azione. Le situazioni della vita che affrontiamo dipendono da ciò che abbiamo già vissuto nelle incarnazioni precedenti. Possiamo essere stati re, regine, principesse, sacerdoti, poveri, barboni e altro e abbiamo accumulato tanto karma, bello o brutto che sia. L’anima quando lascia il corpo porta con sé tutto il karma delle vite precedenti e quindi continuiamo a reincarnarci per pagare i debiti karmici.
Il karma spiega le differenze tra le persone. Se l’anima, come dice la Chiesa, si incarnasse una sola volta, la gente sarebbe tutta uguale, con le stesse tendenze e pensieri e soprattutto con le stesse potenzialità. La diversità, invece, dimostra che abbiamo vissuto altre vite e che abbiamo avuto esperienze diverse. E si capisce dunque il motivo per cui c’è chi nasce più fortunato, magari molto intelligente o con altri talenti e chi invece con difetti fisici o altri svantaggi: questo deriva da meriti o demeriti di vite passate. La Chiesa prima riconosceva la reincarnazione ma poi, dopo i vari Concili, ha tolto questa verità e con essa anche quella del karma.
La via per essere liberati dal karma accumulato è quella della realizzazione di Dio. Infatti, quando una persona si realizza, automaticamente viene bruciato tutto il karma accumulato nelle altre vite. Se viviamo sapendo che in noi c’è l’Essenza Divina, sarà facile amare Dio e il nostro prossimo. Sarà facile perdonare e la vita diventa bella e gioiosa in ogni istante.
Noi umani adesso ci sentiamo tristi e insicuri perché ancora non sappiamo che una Scintilla di Dio è dentro di noi e non sapendolo ci perdiamo in cose futili, ecco che ci sentiamo limitati e separati da Dio. Quando invece sapremo la Verità, ci sentiremo felici e non torneremo più neanche su questa Terra, ma andremo a vivere in altri mondi migliori e poi ci uniremo alla Grande Energia che è Dio.
Sai Baba dice:
“Un significato del karma (azione) che è accettato dai più è che il destino, o fato di ciascuno, sia una scritta sulla fronte, della quale non ci si può liberare.
Essa ‘deve’ verificarsi, e non c’è modo di sfuggirne.
Ciò che la gente dimentica è che è stata scritta di propria mano, e non dalla mano di qualcun altro, e che solo la mano che l’ha scritta può anche cancellarla.
La pula, con cui il chicco di riso è nato, può venir rimossa, se si fa uno sforzo.
Allo stesso modo l’illusione che vi ha persuasi a scrivere il vostro destino, può venir conquistata compiendo buone azioni”.
Pensiero del giorno del 5 dicembre 2002
Il karma si può spiegare con un esempio che ho letto una volta su un libro di cui non ricordo il titolo. Una madre che ha un bambino piccolo, trovandosi in cucina coi fornelli accesi gli dice di non toccare la fiamma “perché ti fai male”. Se la madre si allontana un minuto, il bambino per curiosità tocca la fiamma e si scotta. Questa scottatura non è stata una punizione perché è stato disobbediente, ma è stato lui stesso a procurarsi quel dolore. Ed ecco che questo si chiama karma doloroso. È così anche per noi. Anche se ci sono molti avvisi che ci vietano di fare qualcosa che sappiamo che è male, siccome non l’abbiamo mai sperimentato direttamente, siamo curiosi e lo facciamo lo stesso. Abbiamo così mosso il karma doloroso.
Non sto parlando degli altri, parlo per me stessa. Io ho subito un karma diciamo famigliare. Mio marito fu colpito da una malattia che durò dieci anni che lo portò su una sedia a rotelle e lo rese bisognoso di assistenza per ogni suo atto quotidiano. Penso che io e lui in altre vite abbiamo fatto qualcosa per meritare questo karma doloroso che abbiamo subito.
Questo mi riporta alla mente un episodio che accadde una volta a Puttaparthi, presso l’Ashram di Sathya Sai Baba. La scrittrice che lo raccontò nel suo libro, (di cui non ricordo il titolo), diceva che un giorno vide una donna con un bambino, probabilmente spastico, prendere posto a terra in mezzo alle migliaia di persone, si prese il bambino in braccio e attese. Le fece tanta pena vederlo e pregò mentalmente Baba non appena si affacciò per entrare nel Tempio. All’istante sentì un colloquio dentro di sé con Baba il Quale le diceva di seguirLo. Immediatamente si vide con Lui in un luogo dove si giudicava un uomo. C’erano il colpevole, il giudice e l’assistente.
La colpa non era molto grave, ma il giudice fu ingiusto ed emise un condanna dura e sproporzionata. L’assistente, dal suo canto, non replicò anzi l’approvò. L’udienza si concluse e il condannato dovette subire. Ora la mamma e il bambino malato, ovvero il Giudice e l’assistente di allora, in questa vita erano legati l’uno all’altra per scontare l’ingiustizia fatta a quel povero uomo.
A questo punto la visione sparì. E sentì la voce di Baba che chiedeva: “Vuoi ancora che lo guarisca?”
“No!” rispose “no, lascia che evolvano dalla loro colpa”.
Mi sono chiesta tante volte chissà quale karma ha fatto sì che io e mio marito Salvatore soffrissimo insieme, ma non ho trovato risposta.
Sai Baba una volta disse:
“Potrete dire che il karma delle esistenze precedenti deve essere consumato in questa vita e che non c’è quantità di Grazia che ve ne possa esimere. È chiaro che vi è stato insegnato da qualcuno. Ma vi assicuro che non è necessario soffrire in questo mondo per il karma. Se un grave dolore vi tormenta il medico vi fa un’iniezione di morfina e voi non sentite il dolore, anche se è ancora nel corpo. La Grazia è come la morfina il dolore non si sente, anche se voi lo attraversate”. Baba
Io avevo tanta fiducia che un giorno Salvatore sarebbe guarito, nonostante mia figlia continuasse a ripetermi: “Lo sai vero, che questo tipo di malattia non guarisce?”.
Ma io ero ferma nella mia speranza.
Ci sono poi i karma collettivi, per esempio quando ci sono le calamità naturali e muore tanta gente. Sono tutte conseguenze di azioni di altre vite.
Se quindi subiamo un karma negativo, non dobbiamo pensare che Dio è ingiusto perché è qualcosa che ci siamo procurati noi stessi.
Come si dice, ciò che semini raccogli.
Il karma è una Legge, quindi bisogna accettarla.
Anche San Paolo nella sua lettera ai Galati si riferisce alla legge del karma quando dice:
“Ciascuno infatti porterà il proprio fardello (…) Non vi fate illusioni, non ci si può prendere gioco di Dio. Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato. Chi semina nella sua carne raccoglierà corruzione; chi semina nello Spirito, dallo Spirito raccoglierà la vita eterna”.
(Gal. 6,5. 7-8 KJV).