Foto di mohamed Hassan da Pixabay
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Il 25 aprile 2000, verso l’alba, ho sognato che eravamo sedute io, mia mamma e moltissime altre persone davanti a tavoli imbanditi per festeggiare qualcosa, all’aperto, nella piazza del paese; mia madre si volse verso di me e mi guardò contenta, io intuii che la sua gioia era per la mia laurea. In quel momento stesso le dissi: “Ma io non so niente. Non so perché ho avuto la laurea.” Accanto a lei era seduto un uomo che, ascoltando le mie parole, fece un cenno con la testa come se confermasse. Mia madre, rivolgendosi a lui e poi a me, affermò: “Va bene! Non lo sai, però con la pratica lo saprai!” L’uomo lasciò intendere di esserne convinto, ma io no e restai perplessa. Nel frattempo, le mie amiche più intime mi portarono un dono: un vestito che comprarono e che mi consegnarono in una scatola avvolta da una carta regalo. La piazza era gremita di gente; c’era tutto il paese e anche persone che venivano da fuori. Erano tutti giovani, e anch’io ero giovane. Oltre a mia mamma, c’erano solo due o tre uomini anziani. Quando le mie amiche mi diedero il pacco regalo, lo aprii e vidi che il vestito era di un modello aderente, di una stoffa leggera per l’estate di color avana con dei fiorellini bianchi. Lo guardai attentamente e pensai che fosse stretto per me; infatti dissi: “Ma non può andar bene, non ci sto dentro!” Nel dire ciò, mi osservavo io stessa e notai che ero molto snella e che forse il vestito poteva andar bene. Le mie amiche, infatti, dicevano: “Ma provalo prima di parlare.” Così feci, e con stupore mi accorsi che mi stava alla perfezione. Mangiammo i pasticcini e brindammo e quando finì la festa ognuno andò a casa. Io e pochi altri prendemmo il treno. Le altre persone, invece, abitavano in quel paese di cui non conoscevo il nome. Nemmeno mia madre e quel signore che sedeva accanto a lei vidi più. Il treno era strano. Era formato da più piattaforme poggiate su delle ruote. Con solamente una ringhiera di ferro attorno per tenersi e non cadere.
A momenti lo perdevo; difatti, era già in movimento. Questa abitudine l’ho sempre avuta; quando lavoravo a Milano, arrivavo sempre all’ultimo momento e prendevo il treno al volo; una volta caddi pure ma per fortuna non mi feci nulla. Nel sogno salii di corsa sull’ultima vettura, ma pensai di scendere alla prima fermata per risalire più avanti, su un’altra piattaforma non di coda, perché quella posizione era pericolosa, e così feci. Quando scesi, mi fermai un momento per osservare il paesaggio. Non c’era alcuna stazione. Il treno sembrava un tram che passava in mezzo al paese, che era poi un borgo di montagna; ci trovavamo in alto e vidi che sotto c’era un lago. Ero felice di trovarmi lì ed ero contenta di come era andata la festa e tutto il resto. Alla mia sinistra notai una stupenda cattedrale con una facciata mai vista. Era di pietra con tante statuine scolpite molto bene una a fianco all’altra di colore marrone scuro lucido, ciascuna nella propria nicchia, che decoravano tutta la facciata fino in alto. Rimasi incantata a vedere questa cattedrale con le sue meravigliose sculture e mi scordai persino di risalire sul treno. E quando me ne ricordai, il treno era già in movimento. Ma corsi e feci in tempo a salire. E dopo mi svegliai.
Una mia riflessione sul sogno
Gli studenti passano dalle classi inferiori a quelle superiori e poi frequentano l’Università. Una volta conseguita la laurea, lasciano gli studi definitivamente. La stessa cosa vale per l’evoluzione spirituale: ci si incarna di vita in vita sulla Terra per perfezionarsi fino ad arrivare alla Realizzazione, ossia alla piena consapevolezza di essere Scintille del Divino; dopo di che si è liberi dal ciclo delle rinascite e morti. La Terra, quindi, è come una scuola: l’anima non vede l’ora di svolgere i compiti che si è prefissata prima di incarnarsi, ma spesso dimentica, e non raggiungendo il suo obiettivo, è costretta a tornare ancora e ancora. Il Risveglio, però, si può accelerare intraprendendo un’idonea disciplina spirituale, come è stata per me la meditazione profonda. Qualcuno potrà pensare che sia molto difficile avere questa “laurea”. Invece basta la ferma volontà esattamente come quella degli studenti.
Dio è Amore e desidera manifestarsi. Egli ci ama di un Amore immenso anche se noi talvolta non ce ne rendiamo conto. Non appena, però, gli offriamo un po’ del nostro amore, Egli ricambia con la Sua Beatitudine. Se ci abbandoniamo a Lui riceviamo immediatamente la Sua Grazia e Lo troviamo dentro di noi. Basta cercarLo con cuore puro, come una suprema necessità della vita e con fermo proponimento. La mia preghiera fu: “Devo assolutamente trovarTi, non voglio più aspettare, vieni o Signore! Io voglio Te e solo Te”.