Foto di Gordon Johnson da Pixabay
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Dopo tanto impegno e costanza iniziai finalmente a riuscire nelle meditazioni profonde, in cui si gode di un Amore Immenso che è come Rapimento e si sente una Beatitudine senza fine. Poi provai l’esperienza del respiro che quasi si ferma, va e viene da solo, e il corpo resta immobile. Non esistono movimenti come se si fosse morti.
Paramahansa Yogananda scrive:
“Grazie alla concentrazione profonda l’uomo può essere capace di “morire”, vale a dire, se riuscirà a far riposare coscientemente ogni giorno l’intero sistema nervoso volontario e involontario tutto il suo corpo fisico funzionerà con grande vitalità.
Eviterà il decadimento prematuro del corpo a cui si è soggetti.
Per involontario si intende i nervi del cuore, polmoni e altri organi vitali.
Nella profonda meditazione si calma il cuore e questo impedisce alle sensazioni di turbare la mente.
Continuando poi a regolare il respiro il corpo rimane in uno stato di animazione sospesa, esteriormente morto ma interiormente sveglio.
L’anima sebbene assente dal corpo fisico è inebriata dalla Gioia di Dio ed è spiritualmente viva.
L’estasi divina non è uno stato di catalessi in cui si perde la consapevolezza sia del mondo esteriore sia del mondo interiore causata da una malattia, ma l’estasi divina è provocata dalla suprema ebbrezza dell’Amore Divino”.
Passano intere ore in questo stato, per fortuna che io la meditazione la facevo a letto e di notte, così nessuno si accorgeva di niente. Una volta per caso posai lo sguardo sulla sveglia sul comodino e vidi che era l’una di notte quando iniziai a meditare. E quando aprii gli occhi erano le cinque del mattino. Mi stupii perché pensavo che fossero passati solo pochi minuti e invece erano passate quattro ore. La bellezza è che mi sentivo riposata come se avessi dormito.
Come dicevo prima, il cuore si ferma quasi. In questo stato però si sente una felicità indescrivibile. E poi si è svegli interiormente; infatti, come dice Yogananda, se non fosse così la si sarebbe potuta chiamare catalessi, invece no, perché io percepivo le cose e le vedevo. Per esempio, la prima volta che mi capitò, vidi ferma di fronte a me, che non ero corpo ma solo un’essenza pensante, una grande Luce non accecante; io la guardavo e nel mentre da me partì una piccolissima luce, come fosse stata attirata dalla luce grande. Sentii anche un sibilo nel momento in cui la piccola luce fu attirata dalla grande Luce calamita. Poi la vidi anche entrare e perdersi dentro e restò solo la grande Luce. Con la tecnica del respiro Kriya Yoga[1] avevo imparato a sciogliere il legame che incatena l’anima al corpo, (usando le parole di Yogananda), l’avevo resa libera di potersi staccare dal corpo e spaziare come voleva, adesso in vita. Non l’ho fatta aspettare fino al trapasso. Difatti Yogananda spiega che lo Yoga permette di inserire e interrompere a volontà la forza vitale, e di conseguenza tutti i cinque sensi sono fermi. Per quanto riguarda la vista e l’udito, gli occhi sono chiusi e non sentivo niente intorno a me, né tantomeno si utilizza l’olfatto e il gusto, era tutto fermo, come quando si dorme. Quando poi l’anima torna, è presa da una gioia immensa e la trasmette al corpo. Ecco perché dopo non si sente più il desiderio dei piaceri materiali, io li trovavo troppo degradanti in confronto. Mi sembravano ‘spazzatura’. E per nessun motivo potevo e volevo tornare indietro. È come per un povero che vince alla lotteria: mai e poi mai vorrà tornare alla povertà e mettersi i vecchi indumenti rattoppati. Ho raccontato questo avvenimento per chi è aperto verso la spiritualità, ma non mancherà chi ne ride. Ma chi ride non può cancellare queste verità e non può fermare lo sviluppo della coscienza degli altri. Il ritenere impossibili queste cose deriva dal fatto che non si è mai avuto modo di conoscerle e quindi si ignorano totalmente. Ma chi non le considera reali, prima o poi le sperimenterà. Dio sa attendere perché sa che tutti prima o poi ci arriveranno. E quando l’anima raggiunge l’unione con Dio non desidera altro che Lui: non c’è più dualità, l’anima e Dio sono Uno solo.
[1] Si spiega cos’è il Kriya Yoga nel libro Autobiografia di uno Yogi di Paramahansa Yogananda, al capitolo XXVI intitolato “La Scienza del Kriya Yoga”, pag. 225. Si legge: “Il Kriya Yoga è un metodo semplice, psicofisico mediante il quale il sangue umano viene purificato dell’anidride carbonica e risaturato di ossigeno. Gli atomi di questo ossigeno in sovrappiù si tramutano in correnti di vita per ringiovanire il cervello e i centri spinali. Fermando l’accumularsi del sangue venoso, lo yoghi può diminuire o interrompere il logorio dei tessuti; uno yoghi molto progredito tramuta le sue cellule in pura energia. Elia, Gesù, Kabir, e altri profeti antichi furono maestri nell’usare il Kriya o una tecnica simile, mediante la quale riuscivano a smaterializzare i loro corpi a volontà.”