Ne Il Libro di Emmanuel, di Pat Rodegast e Judith Stanton, Edizioni Crisalide, pag. 97, l’Entità Emmanuel dice, a un certo punto di un suo discorso, di non cercare la perfezione:
“Cercate di capire i vostri sentimenti negativi come una madre amorevole capirebbe un bambino confuso e impaurito.
Quando riuscite a sfidare la negazione di Dio dentro di voi è il momento più propizio della vostra vita. Non negate la parte di voi che è al buio altrimenti continuerà a manifestarsi.
Quando diventate consapevoli dei vostri giudizi erronei dei pensieri e delle azioni fuori tempo mal concepiti, quando riconoscete il vostro desiderio di vendetta, la rabbia o l’incapacità di perdonare, quello è il momento di congratularvi con voi stessi. La vostra nuova intuizione vi permette di gestire queste cose, in modo più consapevole. È un’opportunità. Una porta è stata aperta. Una luce è stata accesa. Con la consapevolezza fate a voi stessi il dono di aprirvi alla crescita, al cambiamento. Non vi giudicate male perché nel buio non potete vedere. Quando troverete la Luce dentro di voi saprete che siete sempre stati al centro della saggezza. Quando penetrerete a fondo in chi realmente siete, con la vostra chiarezza e la vostra confusione le rabbie, i desideri e le distorsioni troverete il vero Dio vivente. Allora direte:
“Ti ho conosciuto per tutta la mia vita.
E Ti ho chiamato con molti nomi diversi.
Ti ho chiamato madre, padre, e figlio.
Ti ho chiamato amato amante.
Ti ho chiamato Sole e fiori.
Ti ho chiamato amore mio.
Ma mai, fino a questo momento.
Ti ho chiamato Me Stesso”.
Come posso perdonarmi?
Come puoi non perdonare te stesso di essere esattamente quello che sei? Per trovare il Dio dentro di te devi attraversare il portale dell’accettazione di quello che ora sei. Sì tutte le tue colpe e le imperfezioni, tutta la tua segreta, spaventosa bassezza che sei riluttante ad ammettere a te stesso, sono già note. Fanno parte del Piano Divino. La vera accettazione dice:
va bene così, va bene così! E conclude che non c’è punizione di Dio. Ma potete essere un tutt’uno con Dio”.
Tratto dal Il Libro di Emmanuel, di Pat Rodegast e Judith Stanton, Edizioni Crisalide, pag. 97
Testimonianze di questa verità sono tante ma se una persona non è convinta di ammetterla vuol dire che aspetterà ancora. È la stessa cosa di quando non esisteva per esempio l’aereo. Quando ero piccola mio padre mi parlava spesso di suo padre. Quando mio nonno era giovane, (si pensi che mio padre nacque nel 1899), si cominciava a parlare della possibilità che l’uomo costruisse un aeroplano e potesse volare. Ma era solo un’ipotesi quasi di fantascienza, come oggi si parla di una eventuale esplorazione di pianeti lontani.
Mio nonno, seduto con gli altri contadini in campagna intorno al fuoco nell’intervallo per mangiare qualcosa, si chiedeva: come mai potrebbe volare un aereo con il suo peso se nemmeno un filo di paglia così leggero rimane in aria per non più di pochi secondi?
E così prese un filo di paglia, vi soffiò sopra e questo subito cadde.
Ecco, noi adesso, invece, ci rendiamo conto di come non solo esistano aerei che solcano il cielo ma anche missili, sonde, satelliti e aeronavi che orbitano intorno a noi.
Ed è lo stesso per il mistero dell’uomo.
Anche il maestro Aurobindo ne La Vita Divina, Edizioni Mediterranee, in una lettera al fratello Barin scrive:
“Nessuno è un Dio, ma in ogni uomo c’è un Dio, e scopo della vita divina è manifestarLo.
È una cosa che possiamo fare tutti, anche se riconosco che esistono adhara (recipienti), grandi e piccoli.
Quale che sia la natura del recipiente, una volta che abbia ricevuto il tocco di Dio, una volta che lo spirito si sia svegliato non fa molta differenza che sia grande oppure piccolo. Ci potranno essere più o meno difficoltà, ci potrà volere più o meno tempo o ci potrà essere una differenza nelle manifestazioni, ma anche questo non è poi tanto sicuro. Il Dio interiore non tiene in nessun conto questi ostacoli, e queste insufficienze; si apre un passaggio nonostante tutto.
Forse che io avevo poche imperfezioni?
Esistevano forse meno ostacoli nella mia mente, nel mio cuore, nella mia vita e nel mio corpo? Non mi ci è voluto del tempo?
Dio mi ha forse martellato di meno?
Giorno per giorno, minuto per minuto, sono stato forgiato in non so che cosa, in un dio o che altro.
Ma sono diventato o sto diventando qualcosa.
E tanto basta, dato che è quanto Dio ha voluto costruire.
Lo stesso vale per tutti gli altri”.
Tratto da La Vita Divina, di Sri Aurobindo, Edizioni Mediterranee
Una mia considerazione
Io ho idea che la gente non sarà tutta contraria a questa Verità. Ma la paura di ammetterla è più forte di loro. Perché diranno e penseranno che gli amici, i parenti, e chi li sente dire una cosa del genere li deriderà, li allontanerà, oppure li metterà sui giornali. E allora potranno dire: “Io non voglio perdere gli amici e in più voglio vivere come sempre, non voglio essere lo zimbello di nessuno”. Questa è una grande paura, ma può essere vinta. Inoltre, in questi tempi così brutti per tutti, diciamo spesso che vogliamo creare un mondo nuovo; ma questo lo diciamo solo per parlare, per dir qualcosa; in effetti solo con le parole e non con i fatti. Sì, perché se solo volessimo, ora che ci viene presentata questa opportunità di agire per il nostro bene, non ce la faremmo scappare. “Uomini di poca fede” diceva Cristo. Ed è vero. Siamo pronti solo a blaterare, siamo tutto fumo e niente arrosto. Poveri noi. Siamo proprio addormentati perché gli aiuti ci sono ma noi non li vediamo e li rifiutiamo di getto, senza provarci.
Però siamo contenti così, perché siamo approvati dagli altri e ci basta. Anche se disprezziamo la vita che facciamo, noi viviamo come un gregge di pecore, dove va una va l’altra. Si vive poi in mezzo a gente senza moralità, abbondano i pedofili, i violentatori di povere ragazze indifese, siamo in mezzo a delinquenti che vengono anche in casa a rubare. Viviamo una vita scialba, meschina e confusa e questa è frutto di una mente chiusa. Perché se ci si ragiona sopra non stiamo parlando di convertirsi a qualche altra fede ma significa soltanto svegliarci alla possibilità di trovare in noi stessi una Luce che è anche Pace e Gioia nel silenzio della meditazione e può essere percepita anche da chi ha appena iniziato il cammino spirituale.
Questa Luce è il Padre in noi che è la fonte della vita e la si può chiamare il nostro Io Divino. Se viviamo più spiritualmente, tale Luce, che è Dio Stesso, ci rende umani – divini.
Tutti dovremmo cercare Dio nel silenzio e comunicare con il nostro Io Divino.
E quando diventeremo uno con Lui, sentiremo sempre la Sua Presenza.
Nel momento in cui accade, non è necessario rivelarlo agli altri, ciascuno può tenerlo segreto in sé se vuole. Così gli altri non potranno deridere o ferire con le loro manifestazioni di scherno.
Questa esperienza interiore è una cosa che deve arrivare a tutti, nessuno escluso. L’evoluzione ci porta per diverse strade verso la stessa meta e vita dopo vita ogni persona si avvicina a scoprire Dio.
Il nostro arrivare a scoprire Dio in noi è come un cammino di Dio verso Sé Stesso. È questo che dobbiamo capire. Se riusciamo a far entrare in testa questo pensiero spirituale ne avremo degli altri più grandi, come giusto dice Ramtha a proposito di aprire la mente, e ci abitueremo a poco a poco a queste idee stupende. Così facendo apriamo il nostro cervello e invece di farne funzionare solo un terzo, come dice Ramtha, utilizzeremo anche le parti dormienti e pertanto sapremo chi davvero siamo. E quindi, oltre a donarci la Sua Grazia, Dio ci può liberare dalla vita misera che tutti facciamo.
L’importante è scoprire la vera identità che è l’Assoluto.
Questo è lo scopo della nostra vita.
L’uomo è l’essere più evoluto del pianeta Terra. Infatti, oltre a nascere, crescere, muoversi, come gli animali, ha la ragione che lo rende superiore.
Questa grande intelligenza dell’uomo più avanti gli farà capire di essere divino.