A coronamento della mia ricerca spirituale, conosco Sathya Sai Baba

da | 27 Maggio 2023 | Sathya Sai Baba

Fotografia di Baba da giovane. Immagine tratta da:

https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Sathya_Alimentado_a_los_pobres_1948.jpg

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In questo articolo racconto di come ho conosciuto Sai Baba attraverso un libro, innamorandomi dei Suoi insegnamenti e delle Sue straordinarie opere fino a prendere la decisione di andare in India per incontrarLo di persona.  

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A novembre del 2001 incaricai mia figlia di comprarmi un libro di religioni orientali in una libreria di Milano. Non lo trovò e quando tornò a casa mi disse: “Non ho trovato il titolo che volevi ma ne ho comprati alcuni altri che possono interessarti.” Erano tre: il primo che mi diede in mano era un libro su Sai Baba, di Shakuntala Balu, intitolato Sai Baba La Divinità Vivente, La Vita, i Prodigi e gli Insegnamenti, Edizioni Eco. Sulla copertina c’era la fotografia di Sai Baba.
Appena lo vidi dissi: “Sì, è da tanto tempo che pensavo di comprare un libro su questo Maestro. Hai fatto bene a portarmelo”. Devo essere sincera: quando le case editrici dalle quali compravo i libri mi mandavano i loro cataloghi, non ero attratta dalla figura di Sai Baba. L’avevo visto anche in televisione ma non mi suscitò nessuna emozione. Vedendo quel libro, invece, mi venne la curiosità di sapere cosa dice questo Maestro indiano e quindi fu il primo libro che lessi dei tre che mi portò mia figlia. L’autrice è una giornalista di nome Shakuntala Balu che andò in India a intervistarLo. Nel libro ci sono descritti episodi della vita di Sai Baba raccolti da Sua sorella maggiore. E i racconti di tanti altri avvenimenti. La sorella stessa mostrava meraviglia, rispetto e quasi devozione per la grandezza di suo fratello.

Mi colpì particolarmente il racconto riguardante un professore dell’Università di Osmania che, mentre scendeva in auto con Baba da Ooty, sui Colli Nilgiri domandò: “Swami[1], se un devoto manda una lettera o un telegramma al Tuo indirizzo di Bangalore ma Tu ti trovi a Ooty, Bombay o in qualsiasi altro posto, Ti sarà la corrispondenza rispedita se reca scritto urgente?” Baba rispose: “Una lettera o un telegramma sono una semplice copia. Se il pensiero nella lettera o nel telegramma è sincero, non occorre che mi venga recapitato. Il momento in cui il pensiero prende forma nella mente di un devoto, Mi raggiunge e il necessario consiglio viene trasmesso.” Ecco, fu questa frase che mi conquistò. Cominciai a sentire qualche cosa di straordinario. Fui letteralmente attratta. Mi sentivo infervorata al massimo e mi venne spontaneo dire, senza pensarci, questa frase: “Oh! Baba perché non vieni da me?” In quell’attimo stesso sentii una Voce dall’interno che mi disse: “Verrò da te!” Rimasi ferma per un istante e mi venne la pelle d’oca per aver sentito quell’affermazione. Egli mantenne la promessa. Quando la sera andai a letto e feci la mia meditazione prima di dormire, vidi Sai Baba con le braccia alzate in segno di benedizione. Io non sapevo che Egli avesse questo modo di benedire.

Quando lo raccontai a mia figlia, si meravigliò molto. Lessi il libro tutto d’un fiato e in me si accese il desiderio di saperne di più. Prima di tutto volevo una Sua foto, ma non sapendo come fare per comprarla, pensai di ritagliarne una dal libro stesso che stavo leggendo. Lo feci subito: ne scelsi una e la ritagliai. Per conoscere meglio il Maestro, mi consigliai con mia figlia e a lei venne l’idea di consultare Internet. Andò in camera sua e guardò un sito riguardante Sai Baba. Così venimmo a conoscenza che ci sono tanti Centri Sathya Sai in tutta Italia. In Lombardia ne risultarono parecchi. Quindi annotammo i numeri telefonici di Milano e dintorni e telefonai subito al centro più vicino a dove abitiamo. Mi dissero che tutte le domeniche pomeriggio e tutti i giovedì sera alle 21 si cantavano i Bhajan, che sono preghiere cantate, e che potevamo andare. Ci dissero di arrivare un’ora prima dell’inizio dei canti, così ci avrebbero spiegato bene tutto. Quindi un giovedì sera andammo tutti e tre, io, Salvatore e Debora che ci portò in macchina. Il presidente ci accolse cordialmente spiegandoci lo svolgersi del tutto. “Noi qui cantiamo ma non sono le frasi che abitualmente sentiamo in chiesa. I Bhajan sono in lingua sanscrita, per questo ho voluto prima fare questa chiacchierata, in modo che sappiate già pressappoco come sarà. Altrimenti una persona potrebbe dire: “Ma questi sono tutti matti!” Io gli risposi: “Ma se sono in lingua sanscrita non sappiamo cosa cantiamo, e neppure il significato”. “Ma no” rispose, “C’è scritta la traduzione sotto, quindi sa cosa canta.” Così ci fermammo a cantare queste lodi al Signore. Per chi riesce a stare per terra a gambe incrociate ci sono i cuscini, altrimenti ci si può sedere sulle sedie. Uomini e donne non siedono insieme come in chiesa, ma separati, gli uomini a destra e le donne a sinistra e in mezzo il corridoio libero per passare. Seppi in seguito che in India essere separati nelle riunioni spirituali è una tradizione alla quale Sai Baba tiene particolarmente. Anche perché durante la meditazione le distrazioni impediscono la concentrazione e la vicinanza di una persona del sesso opposto costituisce una forte distrazione, in particolare quando ci si siede per terra così vicini e i corpi si toccano. Questo contatto rischia di creare una corrente che impedisce il controllo della mente.
Per farci partecipare ai canti, ci prestarono il libro dei Canti Devozionali (Bhajan) e io leggevo tutte le traduzioni in italiano. Imparare a cantarli non era facile per la lingua sanscrita ma nell’insieme li trovai piacevoli. I canti di solito vengono accompagnati da un armonium e da tamburelli indiani. Le voci dei solisti sono penetranti e il coro ripete le loro frasi. Poi il tutto viene ripetuto più volte ad un ritmo più accelerato fino alla riga finale che viene cantata due volte più lentamente. Si vedeva in quella gente l’entusiasmo nel cantare e l’amore per Sai Baba. Io sentivo, però, un po’ di imbarazzo ma allo stesso tempo mi piaceva, e mi sentivo attratta da Baba. Anche a mio marito e a mia figlia piaceva perciò decidemmo di andare tutti i giovedì.

Le nostre tessere del Centro Sathya Sai

I canti sono armoniosi e pieni di vibrazioni piacevoli. Poi si faceva un po’ di meditazione e si cantavano i Mantra[2]. All’inizio mettevano un brano ove è Baba stesso a intonare un Mantra e noi ripetevamo le Sue parole. La Sua voce è molto melodiosa e penetrante.
Nel Centro c’era anche una piccola biblioteca con libri sulla vita di Sai Baba e storie di devoti che l’avevano incontrato. Ho letto i quattro volumi che raccontano della Sua vita fin da piccolissimo. Sono stati scritti dal Professor N. Kasturi che negli ultimi trent’anni della sua vita è vissuto accanto a Baba. Gli faceva da traduttore dalla lingua telegu di Baba all’inglese quando Egli faceva i Discorsi. È stato testimone di migliaia e migliaia di miracoli compiuti da Sai Baba in varie circostanze. Tutte le cose scritte le ha viste in prima persona e non sentite dire. C’erano anche meravigliosi libri contenenti gli insegnamenti del Maestro in cui si trovano soluzioni a problemi spirituali. Dai video, che si potevano prendere in prestito, come anche i libri, ho potuto notare la moltitudine di persone che ogni giorno si recava da Sai Baba. Quando passava in mezzo alla gente disposta per file, seduta per terra a gambe incrociate, si notava l’emozione delle persone che erano tutte con gli occhi puntati su di Lui. E con le mani giunte in atto di preghiera. Tutti speravano in uno sguardo, un sorriso o una parola.

Trovavo meravigliosi i Suoi insegnamenti. Inoltre venni a conoscenza delle opere di bene che di continuo realizzava, tra le quali: ospedali per tutti e gratuiti, scuole dalle elementari all’Università, sempre gratis, sostegno a poveri, malati ed emarginati, progetti per portare l’acqua potabile in alcuni villaggi dove non arrivava, consegna di cibo e vestiario a casa dei bisognosi da parte degli studenti delle Sue scuole e tante altre cose ancora.

Un istituto scolastico realizzato da Sai Baba, abbiamo scattato questa foto nel nostro viaggio in India

Le Sue opere sono tantissime e tutte realizzate tramite una fondazione senza scopo di lucro. Sai Baba dice: “C’è una sola religione: la Religione dell’Amore. C’è una sola casta: La Casta dell’Umanità. C’è un solo linguaggio: il Linguaggio del cuore. C’è un solo Dio: Egli è onnipervadente”. Afferma che l’uomo è essenzialmente divino, e deve quindi impegnarsi a riscoprire la propria divinità.

Dopo aver letto, visto e saputo tutto ciò, cominciò ad affacciarsi in me il desiderio di andare in India per incontrarLo e questo desiderio si faceva sempre più intenso.

Infatti, poco tempo dopo, io e mia figlia ci aggregammo a un gruppo in partenza per l’India. Partimmo il 17 luglio 2002 e soggiornammo presso l’Ashram di Sai Baba ventuno giorni. L’esperienza fu indimenticabile. Se volete leggerne il racconto cliccate qui.


[1] Maestro spirituale

[2] In un opuscolo che ho in casa di cui non ricordo l’autore si legge il seguente significato della parola Mantra: “Il Mantra è un’antica tecnica che permette di mettersi in sintonia con la vibrazione cosmica che permea l’intera creazione.
Un Mantra è più di una preghiera, più di una formula verbale: è una formula vibratoria. Non è indispensabile conoscere il significato delle parole per ricevere il profondo benefico influsso di una tale potenza vibratoria.”

Parlo di me

Ciò che ho sperimentato e compreso è talmente bello e importante che non posso tenerlo solo per me. Per questo ho deciso di condividere le mie esperienze spirituali. E se anche soltanto una persona, leggendo il blog o i miei libri, decidesse di intraprendere un cammino di ricerca interiore arrivando a provare la mia stessa infinita Gioia, avrò raggiunto l’obiettivo. La vita spirituale mi ha dato tutto, mi ha appagato completamente. Quando si ama intensamente Dio, non si desidera nient’altro e non si teme più nemmeno la morte. Il Padre, puro Amore, è la Grande Energia che permea l’Universo e noi non siamo altro che sue Scintille. Acquisirne la consapevolezza ci fa sentire completi e in armonia con il creato. Nel mio cammino, ho scelto la meditazione profonda perchè la considero una via diretta, ma ciascuno è libero di intraprendere la strada che gli è più consona.

Anna Gravinese

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